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di Giandiego Marigo
Dopo essersi inventati questa crisi per prostrarci, per farci arretrare, per spostare indietro le lancette della storia…adesso loro sono ottimisti. Rimarco questo “loro” perchè sia chiaro che non siamo noi e che c’è differenza, anche se ogni giorno si alzano per convincerci che non è vero.
Che beffa! La loro grandezza abbisogna della nostra umiliazione.
Loro sono ottimisti , perchè gli abbiamo permesso di svolgere il loro compito.
Ci consegnano un paese dove il precariato è sancito per legge e dove il diritto al lavoro e sempre più soltanto dovere. Dove il welfare non esiste quasi più, se lo sono diviso fra loro, privatizzandolo.
Dove il Pensiero Unico è realtà.
Dove si è permesso che si spremessero gli ultimi a vantaggio dei primi.
Dove la differenza fra poveri e ricchi è sempre più un abisso.
Dove si umiliano gli invalidi ed i pensionati e si aumentano le macchine blu ed i privilegi della politica.
Consegnano, allegramente, alla storia la nostra ignavia ed un paio di generazioni perdute…così, come se nulla fosse, come non si trattasse dei nostri figli.
Loro sono ottimisti, per forza!
Hanno vinto quasi senza combattere.
Dei nostri embrioni di diversità, cosa dire…ci sono e lasciamoli crescere, accettiamo questo ennesimo viaggio nel nostro deserto (quante traversate ho già vissuto?) ed alleviamo l’estraneazione, le mani pulite di questa loro “generazione perduta” fidando sulla sua diversità più che sulla sua rabbia.
Sulla sua estraneità da questo sistema.
Noi crediamo in un mondo migliore, non pensiamo che questo sia “il meglio” non crediamo che la loro cultura sia “di tutti”, perdonateci l’eresia.
Loro sono ottimisti, perchè vedono il loro progetto di mondo realizzarsi, ma non è il nostro e non lo sarà mai, nemmeno il giorno che ci metteranno sui loro roghi

Una misura d’anima ti serve

per capire

una dopo  ti occorre 

per sapere ascoltare

Una ti è indispensabile invece

per andare

accettando il movimento…senza farti portare

Una misura d’anima ti è utile

al cercare

per imparare il crescere

per dire cose nuove

per parlare al cuore

Una misura d’anima ed un grano di sale

chè si capisca anche che credi

in quel che dici

In questo nostro mondo

tessuto con l’illusione

Una misura d’anima per le ragioni

del cuore

Spesso ci si racconta che esista differenza

fra ciò ch’è dell’intuito

con quello che s’ha da fare

come se fosse un’altra la fonte e l’ispirazione

da cui mente pensante

prenda la direzione

Ti si descrive un mondo che è solo del potere

come se fosse l’unico possibile

da vedere

come se nel tuo spirito vivesse

l’illusione

e invece nella forma stesse

la soluzione

Una misura d’anima ed un grano di sale

per farle stare insieme

per poterle osservare

per poi parlarne al mondo

per farti ascoltare

Di Marigo Giandiego

 

Prendete questo post come una continuazione della “Lettera aperta alla Sinistra”, che ho iniziato ormai da tempo immemorabile, che porto avanti da anni con varie espressioni fra le quali una pagina di Facebook a nome AreA.

È anche una forma di risposta al frateno amico e conduttore del Blog “Verità e democrazia”   Giorgio Rossi

Mi piacerebbe che essa giungesse sino alle stanze dove la sinistra pensa, ma forse questo è un “PIO DESIDERIO”, irrealizzabile perchè in queste stanze dovrebbero ascoltare…e non lo fanno, da troppo tempo ormai.

Abbiamo sin qui molto parlato della necessità di “rinascita” di un “pensiero progressista”  e della cultura conseguente. Personalmente ne ho spesso tracciato i limiti, attuali e pregressi. Sino a  definire la prematura morte di quella che definimmo sin qui con il nome, secondo me inadeguato, di Sinistra. Per iniziare mi chiedo come possa un concetto meramente di posizione definire una realtà così complessa.

Bisogna essere oggettivi, saper leggere la realtà e riconoscere, che al di là delle buone intenzioni di molti, quello che abbiamo oggi, sono “richiami”, “riferimenti”, “vaghi accenni” moltissima arroganza ed altrettante pretese di originalità e purezza, ma pochissimo contenuto ed ancor meno capacità di mobilitazione e di fascinazione.

Oggi a sinistra la maggiore preoccupazione appare la propria agognata e remunerata “rappresentanza parlamentare”,  a questo fine si struttura ogni proprio intervento, mantenendo appunto una ricchezza di riferimenti verbali ad un passato di lotta ma una raccapricciante vuotezza di contenuti attuali.

Dove questo non avvenga e qualche cosa si mantenga, quantomeno nei termini, le contraddizioni si sprecano, il rapporto fra quel che si dice e quel che si pratica è deficitario. I comportamenti rimangono separati dall’azione, che è politica, e la discussione sulle cultura di sistema e sulla sua alternativa è praticamente inesistente, ma soprattutto il rapporto permane verticale, verticistico, la “linea” continua imperterritta a calare dall’alto (Quanti stimati dirigenti rivoluzionari, per esempio, sono intestatari di remunerativi vitalizi come ex parlamentari? Quanti dei segretari della sinistra sinistra lo sono ormai da millenni e destinati a rimanerlo per altrettanto? Quanti fra i loro dirigenti politici hanno attraversato ogni stagione, ogni tempesta o bonaccia facendo della politica la loro unica professione?Rimanendo così chiusi nelle loro segreterie e perdendo il contatto con la realtà del lavoro, come mai i dirigenti di base rimangono perennemente dove sono…alla base)

Partiamo quindi dal perchè, a mio umilissimo parere, si è arrivati a questa deriva.

La sinistra storica è sempre stata organizzata in modo rigidamente verticale, dicevamo, pur con tutti i discorsi interni di eguaglianza e democrazia, anzi nella teoria bolscevica si rende questa verticalizzazione come “corpo e senso”  nelle accezioni di partito e di “dittatura del proletariato”, quantomeno in quelle comunemente riconosciute come tali, ma non solo nella teoria. Persino nei gruppi extra-parlamentari degli anni 70/80, pur derivanti dal Movimento o Moovimet, se preferite, il verbo derivava dal comitato centrale, l’organizzazione interna era verticalizzata di leader in leader sino al leader massimo.

Nella discussione venivano scelte una serie di tematiche “centrali” che riguardavano “aspetti” dell’organizzazione e venivano ingigantiti sino a divenire l’universalità del pensiero di sinistra. Quante sottovalutazioni ha permesso questo metodo?

Quante ne permette ancora, e quanto ha deformato il modo di percepire il sociale e l‘intorno sino a limitarcene la lettura.

Via via nel tempo abbiamo ripetuto questo con svariate tonalità, del Partito Comunista abbiamo rimosso quasi tutto, dalle motivazioni ideologiche, sino a quelle ideali…non solo non abbiamo superato i suoi numerosi limiti, ma abbiamo rimosso i motivi “alti” che davano senso alla sua esistenza, per mantenerne solo la burocrazia verticale interna e le dichiarazioni dogmatiche di principio.

Quella “struttura partito” che era uno di questi limiti.

In tutte le discussioni che hanno agitato ed agitano la sinistra, mai e poi mai si è davvero discusso del “rapporto che intercorreva fra gli attori”, mai si è ricercata una reale democrazia interna. Si interveniva sull’esterno, sul contingente, sull’avvenimento, ma non si ricercavano “comportamenti spirituali ed interiorizzati” che trasformassero in esempio praticato quello che via via si andava “predicando” con la bocca.

Mai si è accettata l’idea di una profonda riforma della “struttura”, del rapporto di democrazia interna. Questa incapacità di discutersi è diventata tale, che anche nella ricerca delle svariate, e sinceramente troppe, rifondazioni si arrivava e si arriva ancora oggi alla proposta degli svariati “soggetti” con nessuna credibilità, nessuna discussione, nessuna pratica, ma con una segreteria già formata.

Eppure sprazzi di comprensione ed embrioni di risposta si fanno strada, nei comportamenti di democrazia diretta, nelle spinte alla orizzontalizzazione delle organizzazioni e dei movimenti, nelle richieste costanti di circolarità del dibattito e della società. La coscienza si fa strada, anche se in modo minoritario e di nicchia.

Io colgo, impellente, una profonda diversità dai discorsi di un tempo ed una richiesta di “esempio”, di “comportamenti”. Eppure questa esigenza non viene colta da una sinistra avviluppata nei propri “riferimenti”, prigioniera delle proprie strutture, persa nelle propie segreterie, molto più preoccupata dei “termini” e delle “regole”, dei  “riferimenti”, piuttosto che non della sostanza. Sempre predisposta ad “apporre” cappelli piuttosto che alla partecipazione attiva. Per nulla portata e vocata all’abnegazione ed all’altruismo…che pure dovrebbero essere premessi in ogni suo ragionamento.

Con un leader pronto per ogni occassione, ma con sempre meno portatori d’acqua.

Forse la risposta sta in un riferimento all’antico, a quelle società gilaniche e femminili che hanno caratterizzato il neolitico e che partendo da premesse “altre” rispetto al nostro attuale sistema “competitivo, verticalizzato e maschile” avevano caratterizzato secoli e secoli di una società orizzontale che non conosceva “la guerra, la competizione e le armi” e che è arrivata, con ogni probabilità, a vette di civiltà che la storia, scritta dopo dalla società maschile che l’affossò con le armi e successivamente la bruciò sui roghi, ancora ci nasconde.

Se come profetizza Hernan Mamani e come ormai dicono in molti il “Divino Femminile” è appena sotto all’orizzonte, pronto a sorgere nuovamente, dopo essere statro oppresso per secoli, ed a rendere finalmente completo il nostro TAO. Forse sarebbe il caso di affinare le nostre “sensibilità” ed iniziare a guadarci attorno invece di continuare ad attendere indicazioni dall’alto. La stessa ricerca di un Leader Vero della sinistra è la stoltezza più marcata.

OrizzontalMENTE, CircolarMENTE…EmpaticaMENTE e CompassinevolMENTE e non sono termini retorici, ma indicazioni di comportamento in cui il veicolo che ci trasporta laddove stiamo andando non ha più soverchia importanza rispetto alla sostanza di quello che stiamo facendo.

Dove il senso, il motivo, e le ragioni trasformano l’agire in “Cultura dei Comportamenti”, dove è impossibile non essere eretici, altri dal sistema e dal potere.

Con la medesima forza e “sostanza” che caratterizzò la diffusione del cristianesimo o del pensiero socialista. Affidando il contagio proprio a questa orizzontalità e circolarità che divengono parte fondamentale e non solo “atteggiamenti”. Come mai tutto quel poco di nuovo, che oggi circola, ci è derivato da movimenti così congegnati e come mai la comprensione è ancora così lontana dalle segreterie…non domandarselo è condannare le “pulsioni ed i motivi” che ci mossero all’oblio. Perchè è di pulsioni e di motivi che stiamo parlando.

Il coraggio di iniziare dall’ABC, azzerando le segreterie, ricostruendo dai comportamenti e dalle scelte di vita, cercando lo Spirito insieme al Pragma. Aprire la mente e ì’anima al femminile, circolare ed orrizontale, dopo secoli di cultura maschle verticale e competitiva. Accettare l’idea che il “Cambiamento” è molto più profondo di quanto ci si aspetti, e che esso ci riguarda, non è un fenomeno esterno e sociale ma interno, profondo e spirituale. Accettare che fra le icone che cadranno inesorabilmente ce ne saranno alcune che ci sono care e che noi stessi abbiamo adorato…stupidamente. Il Cambiamento è dentro, qui ed adesso! Graduale, forse, ma sempre personale e comportamentale…altrimenti non è.

Di Giandiego Marigo

Le  ultime dichiarazioni di Bersani ci dimostrano come egli non sappia quel che dice…oppure, peggio ancora, quanto egli menta sapendo di farlo e come usi “strumentalmente” ed “elettoralisticamente”  termini in cui non crede affatto, ch’egli stesso sa obsoleti ed inutili. Come “Destra e Sinistra”.

Egli gioca sull’equivoco e confida nella crassa ignoranza, reale o gentilmente offerta, di chi lo ascolta e di chi si allea con lui, esibendo una inutile prosopopea di sinistra.

“Alternativi alla destra” quale? Se egli quotidianamente si appella a quelli che chiama moderati che poi corrispondono a Casini, Fini, Rutelli, ma volendo anche a chiunque allontanadosi dal PDL volesse vendere alcune fette di dignità. Un’area che di riferimenti , soprattutto culturali, di destra ne ha vagonate e ne spreca quotidianamente quantità industriali?

Quali se la stessa politica interna del partito si sposta gradualmente verso posizioni sempre più “liberal” che sono storicamente definibili come di destra?

“Ma non a Monti” che per altro attua politiche assolutamente di destra, con attacco diretto al potere d’acquisto ed al salario, con la difesa di principio e classista dei “privilegi di casta e di classe”, sviluppo sfrenato della forma di capitalismo più virulenta e priva di scrupoli, con l’inganno perpetrato e ripetuto d’una “eterna ed impossibile” crescita. Monti che rappresenta in modo “preciso” la destra europea…ma si sa i termini sono opinabili, le posizioni relative ed i punti di vista molto elastici. Razionalismo pragmatico relativista?

Rivela il reale nocciolo del suo discorso solo più avanti quando in un raptus di sincerità liberal (non oserei un Liberal-democratico, troppo di sinistra) ci informa che: “Il Partito Democratico non rappresenta l’avventura, ma la solidità” cioè non discute affatto il sistema ma lo conserva, non discute le strutture di potere ma le rinnova,  non intende creare alcuna confusione nel “modello”, ma semmai stabilizzare i ruoli attuali, consolidandoli. Garantendo cioè all’elite al potere la continuazione del suo dominio.

Rinnegando in questo modo qualsiasi “contenuto”, mantenendo cioè l’eventusale avvicendamento come una pura formalità che non modifica la sostanza degli impegni presi dai governi di destra con una visione di destra in un mondo di destra.

Sto parlando ovviamente solo della superficie formale della lettura del discorso Bersaniano, perchè se mi avventurassi nell’interpretazione spirituale e profonda ne uscirabbe il “Grande Nulla” e sostenere che, sostanzialmente egli non abbia detto niente sarebbe irrispettoso.

Perchè il dramma vero sta proprio lì, nell’assoluto vuoto, nell’assenza di una visione “alta”,  che dia un respiro anche spizzicato di “progresso e civiltà” e che egli spera o meglio che lo staff del PD confida di colmare con un vago riferimento al diritto degli omosessuali, che è maggiormente garantito, per assurdo, dalla chiesa Valdese, che dà la possibilità di una cerimonia religiosa per chi voglia sposarsi.

Spendo due parole sulla “chiostra” dei “probabili” alleati, disposti quasi ad ogni compromesso per un posto garantito in “paradiso”. Teoricamente lontanissimi, persino contrapposti nella maggioranza delle posizioni, ma sempre pronti ad una astensione, ad una svendita, ad un appoggio formale…basato sul “Grande Nulla”  di cui parlavo prima. In ultima analisi e su questo “Nulla” che si basa l’alleanza, anche perchè se si inizia a parlare di qualche cosa si finisce a litigare.

Non dico nulla di nuovo, nulla che non si sappia dicendo tutto questo, eppure, troverò qualcuno che ne sa di più, che ha una posizione più chiara e che vorrà insegnarmi cosa significhi avere una “visione di sinistra”. Che definirà questa posizione qualunquista o demagogica oppure populista, ormai si fa così per non rispondere sulle questioni. Mentre con l’altra mano briga per tenere aperta l’ILVA, in nome del “lavoro”.

E già, perchè si accorge ora che non esiste un piano di uscita dall’ILVA stessa, chissà chi doveva pensarci? E che anni ed anni di “opportunismo silenzioso” hanno portato al disastro. Ma questo piace al PD, che predilige le posizioni del tipo “Dobbiamo pensare all’ecologia ed alla salute…ma anche…all’occupazione e all’acciaio”. Posizioni che permettono sia ai suoi dirigenti che a quelli collocati un poco più in là, di imbastire un bel “Racconto di splendida retorica, che tenga presenti il sudore versato sul fronte del lavoro ed il dolore delle famiglie così avvezze alla morte da non considerarla nemmeno più” e così in un profluvio di parole inutili…seguite da nessun comportamento dare l’impressione di una sinistra esistente, che faccia e si faccia ancora delle domande, peccato che esse dovessero essere fatte e siano state ripetute a iosa negli ultimi quarant’anni

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