You are currently browsing the category archive for the ‘del piangere e del cantare’ category.
Non ti riconosco e non capisco più
eppure ti sono stato accanto e dentro
Insieme a te negli anni
Ti guardo e non ti vedo
e nemmeno riesco a leggere
quel che tu scrivi … e dici … e fai
Sei me … di te io sono parte
questo lo so, stessa sostanza
eppure sempre più mi sembri aliena
Forse son gli anni miei, a pesare
forse stupidità e stoltezza …
o l’ignoranza, certo
ma non ti riconosco
e sempre più mi fugge il senso vero
di quello che tu fai,
di quello che dimostri e fai vedere
della tua Civiltà voltata indietro
del retrocedere
che come gambero imponi al tuo cammino
del senso ultimo di quel che attraversiamo
umanità dolente e condannata
Poverà umanità a testa voltata
fronte a guardar la schiena ed il tuo culo
Così è che Verità è piegata
insieme alla Giustizia prostituta
in un racconto che è quel che si conviene
quel che s’adatta … ai bisogni del potere.
Asservita e succube, da servi sciocchi narrata
e rinarrata al volgo … che t’assorbe,
povera verità parata a lutto.
In quei che sembran vati sei assoluta,
fonte d’ogni saggezza
eppure sei, anche lì, sfruttata e triste
in un racconto ch’è parziale
fatto di affermazioni
Premetton sempre lor ragioni al tuo narrare
e fan di te relativistica visione
Che di stoltezza tu sia compagna è strano
non è in natura per te che sei valore,
ma si sa, chi ti racconta ha vinto … prima
Chi pensa possederti ha il potere
e ti fa creta in mano per raccontar sé stesso
Povera verità puttana e triste.
E sceglie il tuo colore, tu che sei fragile
eppure anche assoluta.
Traspari a volte con testarda costanza
persino in chi tu usa.
Eroica verità senza vergogna.
Nessuno vuol sentirti veramente
troppo gli narreresti dei difetti, delle mancanze sue
o delle prepotenze e del possesso
Racconteresti un mondo ch’è senza compassione
che non sa condividere né il pane, né il bisogno
Povera verità sei preda ambita
d’ogni intellettuale e parruccone
che poi ti svende un tanto all’etto e al chilo
Quel che dovremmo è difendere la Madre Nostra
Non già per un’idea, ma perché muore
per nostra incuria ed infima ignoranza
per l’egoismo nostro ed il denaro
per quella cosa assurda e folle che è il potere
Con essa, che lo vogliate o no
morranno i nostri occhi, il nostro cuore.
Una visione oscura che è pur sempre Dio
ed è per questo che risulta così infida
dell’egoismo e dell’accumulo,
di quello che sta nel buio e resta oscuro.
Quel che dovremmo fare
è il parlar fra noi d’una visione
e di quel modo impossibile e stupendo
in cui le nostre anime la sono.
Di quell’aspetto di Dio che è appartenenza
che è condivisione e sta in un cerchio
… in una sfera,
nel colore di quel Tao che dà più luce.
Dell’ Uno cupo, sfuggito per coscienza
per interiore conoscenza e vibrazione
Quel che dovremmo fare, dovremmo crescere
Accettare la sfida antica come noi d’essere parte …
abbandonare l’ìo cercando finalmente
d’essere noi, parte del tutto
non per un colore o per una bandiera
che sono luce e stoffa, ma per l’amore
che lui da solo ci darà salvezza
non c’è altra strada, non esiste alternativa
Quel che dovremmo è raccontar di noi, di Dio
la parte chiara ed accettar l’aspetto
di ciò che è oscuro eppure dentro noi
e conoscendo crescere … per scelta
Mi han derubato dei sogni perduti
della mia vibrazione argentina e squillante
son orfano di quelle speranze
infrante su quello che è umano
su quel ch’è normale
su quel che la gente s’aspetta … che vuole
sui bisogni inventati … sulla roba e sui soldi
Partimmo superbi il mondo a cambiare
noi restammo gli stessi, però.
Intrisi e inzuppati di quel che c’avevan passato
dei loro valori che noi contestammo
bevendoli assieme … e cambiando negli anni
Dei molti partiti mi vedo d’intorno
altrettanti fermati e silenti
Così … rassegnati, convinti da questo sistema
qualcuno alla gogna, ma pochi
qualcuno, ancor meno, ch’è morto su un rogo.
Son pochi però che sono rimasti com’erano allora
e non parlo soltanto d’idee ma del suono dell’anima
del senso, del vero motivo
di quel che vedemmo al di là della nebbia
Tristezza? Non credo!
Delusione e mestizia, non fanno per me
ho vissuto e sto ancora qui … e rido e gioco
e bevo, se ho sete, sia vino che birra.
E vedo … si vedo, scusatemi tanto
al di là di quel che noi siamo, purtroppo
comunque comincio da me
Ed ancora cercando l’oscuro compete
una gara di sangue giocando
pavoni a vantarsi d’avere inventato la guerra
Del Dio degli eserciti, noi, cantiamo le lodi
di quei suoi giocattoli orrendi
leviamo il peana
Vibrando d’assurda bassezza
cercando materia di fango e dolore
Buffoni, arlecchini vestiti da Boia
Dove tutto è perfetto
noi siamo la faccia più scura.
Dimenticando noi stessi
siam sordi e siam ciechi
di quel che noi siamo
spegnendo, impazziti, la nostra scintilla
vantandoci delle nostre bombe.
Il perdono non è necessario
il conto verrà, comunque, pagato
con milioni di vite, presenti
future e passate
dove il tempo non ha nessun senso
nella parte più cupa dell’Uno
Quel che io credo
è cosa che si muove
scivola … e cresce
nel cambiamento intrisa
vedi essa si muta e trascolora
Sì come un’onda quando vaga e torna
mormorandoci un canto
Può cambiar nome
attraversando gli anni
e i giorni e i tempi
e modi … e mode
Però quel suo profumo
intenso ti permane
Non ha bandiere
anche se prende parte
nasce giù … dove il fango ed il sudore
eppure s’alza quasi a riempire il cielo
ed è ricchezza pur non essendo roba
Molti nomi gli han dato e li rifugge
chè libertà l’ intesse la colora
d’ogni generazione attende il passo
Ognuno poi racconta come sa
con le parole che conosce e può
ed il potere ne teme in ogni aspetto
Oggi è lo zanni ma poi si fa sapiente
e saggio, e Bhudda … domani sarà
eretico farneticante o pazzo
e ancora, canta, recita
balla ed imbratta tele
Son qui che vivo
ed io del suo sentore mi ubriaco
di giandiego
“Ogni tre giorni e mezzo avviene, in media, l’omicidio di una donna in ambito familiare o comunque affettivo, mentre ogni giorno, sempre ai danni di donne, si registrano: 23 atti persecutori, 28 maltrattamenti, 16 episodi di percosse, 9 di violenze sessuali.” Citazione testuale dall’ANSA.
Non è una bella media, nulla di cui la civiltà occidentale, pur con la sua tendenza ad esportare democrazia, possa vantarsi … nulla che possa davvero essere definito “maturazione spirituale, sociale e civile”.
Si badi quello di cui si sta parlando è “il denunciato”, quel che si sa, perchè emerso, ma molto altro avviene là sotto senza che sia manifesto. È ovvio e persino un poco lapalissiano che sia così.
Lo abbiamo definito “femminicidio” e ci siamo messi il cuore in pace. Lavandocene faccia, capo e mani.
Alcuni nonostante questo “invidiabile” record negativo ancora sono convinti che questa civiltà occidentale abbia ad insegnare qualche cosa al mondo … eh si! L’Ipocrisia d’una struttura cristiano-giudaica che fa dell’apparenza partecipativa e democratica il proprio scudo. Del perbenismo e dell’apparenza sociale il proprio sistema.
Perchè, perdonate il ricorrere del pensiero del vostro scribacchino qui in questione, il problema è sempre lo stesso, come per la cultura, come per l’ipnosi, come per il controllo mentale e la società elitaria … siamo sempre lì! Stiamo parlando di Sistema. Di questo Sistema!
Il nostro si è evoluto sulle spalle delle donne e degli schiavi e non si è mai liberato da questo vizio di fondo … il femminicidio è una filosofia, che ci piaccia o meno, una conseguenza di una scelta filosofico -morale che sta a monte.
È figlio del machismo, della competitività, della logica del più forte e del più adatto, dell’apparentamento fra forza e potere (tipicamente maschile e profondamnete radicato nella nostra socieltà, retta conseguenza di quelle tribù a struttura verticale e potere maschile, che scendendo dall’Ovest, armati con il ferro e inventori della guerra sterminarono le pacifiche comunità gilaniche , femminili, orizzontali delle pianure. Piantando paletti e definendo la proprietà della terra. È ancora sempre questo il tema di fondo, l’affermazione di un potere maschile che travalica il mateirle ed invade lo spirito.
Farneticazioni da scrittore, non affermato per altro, di fantasy? Può essere … se vi piace, ma INTANTO LE DONNE MUOIONO. Ed ogni volta la scusa è buona addirittura , si dice, per eccesso d’amore … ma per piacere!
Siamo sempre lì … al maschio dominatore e padrone dà fastidio, sino alla rabbia folle ed incontrollabile, che il proprio possesso amoroso, abbia persino un cervello e, peggio, un’anima e possa non volere continuare a subire il suo affetto, ammesso che il senso del possesso che chiamiamo amore possa essere definito così.
Ed allora l’invasore dell’Ovest, armato di ferro, fa fuori la sua strega gilanica … trovando insopportabile e disonesto che possa, una donna, essere migliore di lui.
Siamo ancora lì, sul rogo delle streghe sapienti, mentre il vescovo Cirillo uccide Ipazia … con gli achei che ballano sulle ceneri di Troia e di Micene.
Siamo sempre alle soglie del neolitico … ad esportare civiltà.
Tutte le indecenze, innumerevoli purtroppo, perpetrate ai danni delle donne, sono lì, nella lostra storia, connaturate con quella che chiamiamo civiltà, figlie della nostra paura di maschi frustrati che possano derubarci della nostra palla … perchè le bambine sono furbe e maliziose. Perchè mamma (e qui sta il mostro)mi ha insegnato che non mi devo mai fidare completamente di una donna … e mamma lo sa, perchè mamma le donne le conosce benissimo.
Il male che le donne fanno a sé stesse è però un altro discorso, che affronteremo forse, in un prossimo racconto.
Comunque … e finisco, persino quest’ultima deformazione culturale è figlia di questo sistema … di quest’ordine, di questo stato delle cose … se non inizieremo a praticare il cambiamento, cominciando dai nostri comportamenti e dalle nostre relazioni, come potrebbe mai cambiare qualche cosa davvero? In mancanza di questo resteremo fermi lì e continueremo eternamente ad uccidere la strega gilanica.
(la fotografia che illustra l’articolo deriva da un lavoro dello scultore Francesco Uccheddu)
(Farneticazione di fine anno, in atto unico ed irripetibile, di Marigo Giandiego)
La Robotica antropomorfa è ad otto anni da qui, questo non lo dico io, ma la scienza.
In Giappone già si realizza una fabbrica totalmente robotizzata. Forse i marxisti più raffinati contesteranno che la robotizzazione non ha senso e non può affermarsi in un mondo capitalistico fondato sulla concorrenza e l’appropriazione del Plus Valore … che questo discorso avrebbe senso solo in un sistema monopolistico e globalizzato … appunto!
Non sto delirando, e non vi sto parlando del mio prossimo romanzo, non sono un complottista (non spesso quantomeno) e nemmeno un cretino, ma un socialista … Però, forse dovremmo renderci conto di cosa stia succedendo.
Il lavoro sta scomparendo e con esso l’esigenza di forza lavoro e la risposta dell’élite sarà la depopolazione. che permette loro di riprodurre il loro potere e mantenere questo livello tecnologico con una popolazione mondiale più che decimata (Kissinger negli anni ’90 all’ O.N.U. Parlò di una diminuzione drastica del 60/70%)
Mentre tutto questo avviene , noi, prigionieri di “parametri novecenteschi”, incapaci di leggere e comprendere il nuovo … sordi e miopi, permaniamo sui nostri slogan stantii , continuiamo a raccogliere vecchie bandiere polverose, gloriose ed indimenticabili, ma non per questo meno inutili… Difendiamo il lavoro, cerchiamo il “lavoro per tutti” in uno sfondo in cui il “lavoro umano” sta deventando obsoleto… mentre società liberali, con solo vaghi fondamenti socialdemocratici, ma di scuola Keynesiana si rendono conto di quel che sta accadendo ed in Svezia viaggiano spediti verso la giornata lavorativa di sei ore, che verrà presto ulteriormente ridotta e la Finlandia si interroga sul reale significato del Reddito di Cittadinanza e lo motiva con la graduale scomparsa del lavoro umano.
Nessuno si salverà, perchè la media borghesia o middle class è proprio quella destinata a regredire maggiormente.
Tendenzialmente la cibernetica viaggia verso l’intelligenza artificiale e quindi verso le macchine che costruiscono e riparano altre macchine ed imparano, avendo a disposizione una memoria praticamente infinita, eidetica e fotografica.
Annullando l’intervento umano, anche in fase di programmazione e costruzione. Per farla molto breve, ma senza per questo dire stupidate … In un quadro come questo le prospettive possono essere due: Socialismo e ridistribuzione, condivisione ed opportunità controllo dal basso e modificazione sostanziale delle filosofie, della spiritualità e delle regole del gioco, sostenibilità e cultura condivisa… oppure depopolazione violenta, Medio evo Tecnologico e Sistema Elitario Spinto e Post-capitalista con l’aumento a dismisura della forbice fra ricchi e poveri e conseguente abbandono degli ultimi … ed un serie di guerre su scala mondiale, ma controllata con l’uso delle tecnologie più moderne, devastanti e ad effetti collaterali contenuti (bombe al neutrino, per esempio).
Certo possiamo far finta che nulla stia accadendo, possiamo continuare a fingere che il pianeta abbia prospettive … possiamo continuare , tranquillamente, sorridendo e cantando a fingere di non vedere che l’èlite costruisce bunker, destinati ad ospitare la vita per centinaia di anni … possiamo fingere di non capire, nonostante ce lo dicano nelle loro serie televisive che stanno anche cercando scampo su altri pianeti.
Fantasie ed allucinazioni, certo, farneticazioni … senza dubbio. Stati di demenzialità conseguenti all’abuso di Cannabis … ovviamente e con un certo orgoglio, anche.
Cassandra? Ma se i troiani l’avessero ascoltata e se Omero ci avesse raccontato la storia com’era e non cantando la narrazione dei vincitori, oggi forse il mondo sarebbe matriarcale, mentre il Principio ed il Divino femminile, orizzontale e circolare, sarebbero la nostra base filosofica e spirituale. Follia chiamatela così se preferite … un gioco con il grottesco e l’assurdo di uno scrittore di Fantasy e Fantascienza … può anche essere, ma se vi capita, così, tanto per … pensateci.
Noi qui! Che siam poeti si, ma laterali
che non lasciamo impronte nella storia
non inventiamo metriche
e nuove regole
Noi ! Che non rinnoviamo i contenuti
Cerchiamo solo il senso e un poco il ritmo
cerchiamo solo il dire qualche cosa
Affascinati siam dalla parola e dal potere
che essa contiene … che ha
Noi! Che cerchiamo disperati il nostro dire
che poco si conosce e nessun legge
Noi non compariremo sopra ai libri
nelle grammatiche e sulle antologie
noi non caratterizzeremo il nostro secolo
nessuno citerà nostro passaggio
eppure siamo qui … nel dir parole
e nello scriverle
cercandone poi, comunque, il fascino.
e la cadenza
Noi siamo qui, passati in questo mondo
ne abbiamo scritto e abbiamo detto
pur se non siam citati,
pure se i mostri critici di noi non rendon conto
e non annotano, non ci misurano
parola per parola
trepidanti, cercando comprensione al nostro detto
Noi che restiam dettagli … note a margine
eppure siamo stati … qui
e abbiamo anche imbrattato questi fogli
È morto … è mancato
un altro testimone se n’è andato.
Un guitto sbraitante.
Eppure era un grande sapiente.
Si sedette dalla parte del torto
Accomodandosi … ben più d’una volta.
E restò … lì seduto sì lontano dal tempo
stabilendo il suo passo …sulle assi d’un palco.
Gridando del mondo e se stesso.
Era un guitto sapiente … nno zanni impudente.
È morto chè morire si deve
inseguendo, come sempre, follia.
Il gran dio degli attori
di lui fece una faccia da maschera
facendogli dono dell’immenso potere
d’una grande risata.
Ed egli giocò con la propria arroganza
con se stesso e il suo Ego.
Esponendosi al mondo
ben più nudo d’un verme
come i re cun i quali giocava
e sberleffo e risata
così li denudò sulla pubblica piazza
inchiodandoli all’irridente berlina.
Mentre lui … lì seduto
dell’universo e se stesso rideva