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fogliab

Noi qui! Che siam poeti si, ma laterali

che non lasciamo impronte nella storia

non inventiamo metriche

e nuove regole

Noi ! Che non rinnoviamo i contenuti

Cerchiamo solo il senso e un poco il ritmo

cerchiamo solo il dire qualche cosa

Affascinati siam dalla parola e dal potere

che essa contiene … che ha

Noi! Che cerchiamo disperati il nostro dire

che poco si conosce e nessun legge

Noi non compariremo sopra ai libri

nelle grammatiche e sulle antologie

noi non caratterizzeremo il nostro secolo

nessuno citerà nostro passaggio

eppure siamo qui … nel dir parole

e nello scriverle

cercandone poi, comunque, il fascino.

e la cadenza

Noi siamo qui, passati in questo mondo

ne abbiamo scritto e abbiamo detto

pur se non siam citati,

pure se i mostri critici di noi non rendon conto

e non annotano, non ci misurano

parola per parola

trepidanti, cercando comprensione al nostro detto

Noi che restiam dettagli … note a margine

eppure siamo stati … qui

e abbiamo anche imbrattato questi fogli

tramonto-8-10-16f

 

Ho dello scritto altissima opinione

della parola rispetto … so che può dire

volendo… sia d’emozioni che di sentimenti

giocando con Empatia e con Verità.

Essa si sa ti può ingannare

o rimirare sè stessa all’infinito

girando attorno al senso … senza significato.

Può dare forma all’odio, narrare l’intolleranza.

Può descrivere dell’anima intuizione

dell’immanente e dell’alto … narrare l’infinito

o quel che umanità riesce a intuire.

Mia madre non mi volle dialettale

mi seguì, donandomi la lingua.

E la parola per me oggi è la vita.

Se non l’avessi sarei morto mille volte

nei mille angoli di questo nostro mondo

dove, io con fatica, son passato.

Mi si perdoni se l’amo e la so usare

non è per vezzo, non guardo il mio ombelico.

Non rimiro me stesso e la mia penna

mi piace, invece, vederla scivolare

o ammonticchiarsi sino a dar senso e forma.

Sino al al Dire, al Descrivere … al Narrare.

Che sia prosa o poesia, poco m’importa

delle parole io ho rispetto … le capisco

Eppure non son uomo d’accademia.

D’intellettualità io non ostento, quel che non sono.

Però , fatemi grazia …

lasciatemi del dire e del narrare il gioco

dario

È morto … è mancato

un altro testimone se n’è andato.

Un guitto sbraitante.

Eppure era un grande sapiente.

Si sedette dalla parte del torto

Accomodandosi … ben più d’una volta.

E restò … lì seduto sì lontano dal tempo

stabilendo il suo passo …sulle assi d’un palco.

Gridando del mondo e se stesso.

Era un guitto sapiente … nno zanni impudente.

È morto chè morire si deve

inseguendo, come sempre, follia.

Il gran dio degli attori

di lui fece una faccia da maschera

facendogli dono dell’immenso potere

d’una grande risata.

Ed egli giocò con la propria arroganza

con se stesso e il suo Ego.

Esponendosi al mondo

ben più nudo d’un verme

come i re cun i quali giocava

e sberleffo e risata

così li denudò sulla pubblica piazza

inchiodandoli all’irridente berlina.

Mentre lui … lì seduto

dell’universo e se stesso rideva

autunnof-1

di giandiego

Sto invecchiando è innegabile, metodicamente, inesorabilmente, quotidianamente. Resto io, però, e questo, forse è peggio.

Mia madre diceva che in ogni 70enne (io ne ho solo 61) è imprigionato il ventenne che era e grida d’essere ancora lì, chiede che qualcuno lo ascolti.

Aveva ragione, ma la saggezza serve davvero a qualche a cosa? Per carità non fraintendetemi so che serve. Non sono un depresso, non odio la vita, non guardo spaventato al mio domani (anche se avrei qualche ragione per farlo). Non voglio intrattenervi con i miei mali, le mie paure ed i miei acciacchi, i miei fallimenti e le mie povertà, anche se ne avrei da raccontare.

Voglio soltanto fare una domanda … ne vale davvero la pena? Oppure nascondiamo la nostra paura della morte travestendola da saggezza, raccontando le amenità dell’età adulta e della vecchiaia, ed indorando pillole che non vogliamo ingoiare?

Pensavamo così a vent’anni? Io no … non vedevo i quaranta, figuriamoci quelli dopo.

Davvero questo è il meglio? Questa normalità noiosa e ripetitiva, questa paura di ogni cosa che travestiamo da sapienza. Questo terrore del cambiamento e questa fame di tranquillità… di stabilità?

Questo andirivieni fra ospedali, ambulatori, internisti, dermatologi, oculisti, dentisti, fisioterapisti … ma davvero? Tutto per prolungare la nostra miserabile esistenza di qualche mese?

Forse questo discorso vale solo per me che sono diabetico, cardipatico … zoppo e invalido, ma temo che non sia così … quando vado in giro per ambulatori (ormai uno dei miei lavori a tempo pieno)ne vedo tanti … vi incontro tutti. Casa fate lì? Accettate il compromesso con Big Pharma per vivere ancora un giorno?

Sex, Drugs & Rock and Roll … le moto rombanti, On the Road Again … The Rolling Stones, The Beatles … The Moovement, ma davvero?

James Dean e le macchine potenti … o anche solo le barricate in difesa di un’idea. Il fuoco delle molotov. Morire in uno scontro a fuoco per qualche cosa in cui credi davvero … siamo proprio sicuri che ne valga la pena? Di questa cosa, post mezza età, che si tinge sempre più da vecchiaia, che accoglie la dimenticanza privandoci anche della memoria?

É saggezza o è solo una scusa per modulare la nostra paura della morte? È questa la saggezza che ci maturerà spiritualmente …  la rassegnazione al decadere?

Non sto istigando al suicidio, mi faccio solo domande … le faccio a voi (ammesso e non concesso che qualcuno perda del tempo a leggermi).

Soprattutto perchè, poi, è fra quelli della nostra età che il potere annovera i più strenui difensori … gli amici più fedeli. l’ultima frontiera dell’indecenza. Proprio noi che volevamo affossarlo e distruggerlo oggi siamo sull’ultima frontiera con in mano la nostra scheda elettorale.

Sono un fallito, un povero, uno scrittore degli ultimi … un poeta da strada, per questo motivo parlo così?

In un batti e ribatti on line con Baccini (il famoso e noioso cantante melodico-finto rock) Lui mi ha definito “noioso mentecatto” … ed ha aggiunto “ … si definisce poeta e filosofo di strada … questo dice tutto”.

Quindi ragione di più, non abbiamo bruciato la nostra vita sull’altare della Gloria, non abbiamo Fama e Danaro nè costosi Status simbol da mettere in conto ad avvalorare il nostro percorso (pur essendoci passati moltissime volte vicini) … i più fra noi (almeno io lo sono) sono scrittori compulsivi non letti, poeti auto-referenti. Filosofi da discarica … ed allora? Era questo che vedevamo nel nostro futuro a vent’anni. Parlo per me, con voi … di me, di voi, di noi? Difficile dirlo.

Non abbiamo nemmeno cambiato il mondo … e stiamo invecchiando … i più (non io che sono un ultimo) funzionando da bancomat per le nuove generazioni spiantate e perdute (e forse per questo ruolo è giustificata la nostra esistenza).

Sex, Drugs & Rock and Roll … ha segnato gli anni della nostra gioventù che fossimo sistemici o antagonisti, poco importa … il modello era quello. Che poi fosse un fanfaronata … un boutade, può essere , ma ne siamo poi così sicuri … Per molti dei nostri modelli fu regola di vita ed anche il senso. I miti, nella stragrande maggioranza morirono a trent’anni. Quelli che sono durati possono forse essere divenuti dei Guru, ma non saranno mai delle “leggende”

Oggi siamo qui titubanti a pietire per un giorno in più … accettando l’idea di questi anni farmaceuticiche ci allontanino da Sorella Morte (quasi fosse possibile e realistico rimandare l’ultimo appuntamento, come se non fosse tutto già scritto)che ci spaventa più di ogni altra cosa con il suo mistero implicito.

Siamo divenuti padri, alcuni buoni altri meno (io meno) … alcuni sono nonni, altri no … e moduliamo saggezza e frasi fatte, per non ammettere a noi stessi d’essere monumenti al compromesso, noi così snob: popolo bue … ricettacoli di viltà.

D’essere pronti a venderci anche l’anima per qualche minuto in più

(si ringrazia l’infinita fonte d’ispirazione fotografica di foto(di)vagando)

albero-antico

Testimone son io di questi anni

che di stoltezze e di vergogne antiche

e nuovi inganni … eh sì ne han visti tanti.

Passare dentro al tempo e nella storia

Uomini di potere affastellati

fra loro fortemente raggrumati

che si inventaron saggi e assai sapienti

ed eran stolti e sciocchi ed ignoranti

Cose già viste in un mondo senza tempo

di vecchi camerieri e ignote serve…

Compunti maggiordomi con tanto di marsina

che visti da qui sotto

sembravan d’esser re ed erano servi

Stupidi burattini aggrovigliati.

Noi qui … stupidamente a far di conto

insultando le pale a luridi mulini senza vento.

Testimone son io ma siamo tanti

troppi … ci accontentammo d’uno ruolo

d’una comparsata alla commedia

… solo una maschera

d’esser coscienti e del saper vedere

del saper leggere e non facemmo altro

…  sinché più non capimmo.

Ed ora e qui vivamo in confusione

con la modernità che si fa beffe

camminandoci in faccia e sopra al cuore.

Schiacciati dentro a un vortice selvaggio

che parla lingue antiche eppure nuove.

Non trovammo parole e le ragioni

… che in fondo oggi

è un giorno buono come un’altro per morire

Vivemmo la paura qui … sopravvivendo

ai nostri anni ed alla nostra storia

Costruendoci attorno una bottiglia

perchè la merda non ci schizzasse addosso

Ma essa entrò dall’alto e dentro al collo

sino a imbrattarci … sporchi ed odorosi come tutti

ovale

Dico quel che dico perchè scelsi … un giorno

d’essere quello che sono … esattamente

Ed ora e qui vi parlo e mentre penso … scrivo

di quel che è sogno che è anche quel ch’io credo

Lo costruii nel tempo con il passar degli anni

lento e fatale scorrere di questi miei minuti

scoprendone il racconto passo a passo

giorno per giorno che ancor non ho finito

goccia su goccia non smetto d’imparare

non è concesso il fermarsi in questa vita

Lo stupore e il canto ed il terrore

con la paura e insieme lo sconforto

d’ogni risvolto io bevo

comunque e sempre avvolto

che sia chiaro od oscuro … che sia gioia o dolore

Son qui scrivendo cercando la saggezza

e non m’accorgo quand’essa passa accanto

perchè come quei molti che sempre un po’derido

Io sono cieco e stolto supponendomi poeta

Io che non compaio che non son letto

che nessuno ambisce a pubblicare

Pensando a questi anni e al loro segno

Dotti e sapienti certo non cercan me

e le parole volano e si perdono

inutilmente scritte pensate per il nulla

vecchiume

Che avreste voi da perder

in questo vostro mondo

che voi voleste così

vestito d’apparenza e forma vuota

senza nessun costrutto

Di queste vostre cose materiali

d’una tecnologia che voi elevaste a scienza

Di questi vostri oggetti

che vi fan rappresentanza

di quel che siete

di quel che non sapreste dire più

da tempo non leggete più una fiaba

e da altrettanto voi non ne raccontate

Voi l’avete permesso e ve ne siete …

dentro nel vostro cuore compiaciuti

Di vostra anima avete perso il segno

di quel che voi davvero foste il senso

ed al suo posto un bene materiale

un po’ di roba, un segno … un oggetto prezioso

che vi narri e che vi rappresenti …

Di quel che non sapreste raccontare

Quel che apparenza vuole e vuota forma

Di quel che avete fatto e del successo

Del potere, dell’influenza, del pensiero comune

Di quel modello di mondo che volete

Che avreste voi da guadagnar dal cambiamento?

Se vostra famtasia non spinge ed immaginazione muore?

Se è normalità nel desiderio

stabilità, controllo, sicurezza

Solo potreste perdere

e questo lo sapete

perciò attorno a voi non cambia nulla

Restate fermi lì

vecchie farfalle morte dentro all’ambra

 

il sole

C’è qualcosa più in là! Non v’è alcun dubbio

l’umanità non può…finire in questa pozza

di sangue e vomito … di rabbia e nausea

Ci dev’essere qualche cosa più in là

o sopra o sotto, anche di fianco sai …

purchè sia lì per consolarci il cuore

ed anche un poco per conservarci l’anima

E non ci importa di dargli un nome ed uncolore

Non ci interessa che abbia una bandiera

Basta che sia qualcosa

per cui valga la pena, che abbia senso

che possa riempire i nostri cuori …

anche per poco, Sì! Anche per sempre

e non solo di odio e di rancore

Qualche cosa che stia più in là

di questi muri … di queste foreste d’antenne

del filo vostro fatto di spine e di cancelli

Qualche cosa che sia dell’uomo e dell’universo

Condiviso ed unito

Diverso ed uguale

Sicuramente c’è io l’ho sentito

dentro di me, mi parla tutti i giorni

eppure … io diverso ed io eguale

e in fondo sempre io … che cosa vale?

Anche soltanto un sogno, una chimera

datemi qualche cosa

che non sia codesta merda e il fumo suo

In questo mondo uguale in ogni giorno

In quest’umanità così confusa … e crudele

In quest’egoismo … In questa competizione

Che gara triste sì, che triste gara…

non c’è premio alla fine

non c’è medaglia …

perchè là dove si deve

alla fine sai si arriva nudi

eppur ve l’ho già detto … ed io lo so

e solo il tuo percorso ha qualche peso ..

se non altro per te

per fare in modo d’addormentarti in pace

camoilla(f)

Anime sparse … camminano

riempiendo il largo … invadendo lo stretto

scorrendo su strade e piazze … alla ricerca

di quella luce che s’inventarono

per ritrovar la strada quand’erano lontane

D’antichi libri e polvere e vecchie parole

sempre le stesse … con le medesime storie

sempre quelle.

C’illusero d’essere unici

ci fecero individui originali.

Noi che eravamo branco

ci ritrovammo soli

e ci dissero … inimitabilmente unici

e ci narrarono la medesima favola

uguale per tutti … ma uno ad uno.

ad ognuno convincendo d’essere il solo

l’unico che l’ascoltasse … ed il migliore

e ci divisero per stabilir per sempre

chi fosse il più forte … chi avesse il potere

ed ora vaghiamo cercando soluzioni

dimentichi d’essere noi, prigionieri dell’Io

anime sperse che cercano un posto

un luogo … una magione avita dove poter sostare

noi che potremmo, noi che siamo nel tutto

noi che siamo parte d’un infinito amore

noi che dimentichiamo … noi che ignoriamo

noi che ci siam perduti …

e loro che ci han guadagnato

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Abbiamo perso qualcosa

sulla strada del nostro cammino

Non ci voltammo quando avvenne

compresi com’eravamo nel viaggiare

presi e distratti da gli oggetti incantanti

che tenevamo in mano camminando

Non lo trovammo più … perso per sempre?

Abbiamo perso qualcosa senza accorgerci troppo …

senza badare …

Gocce di umanità …scaglie di compassione

il sentire e l’essere .. quel che ci fece umani …

E divenimmo duri come pietra  e chiusi …

come le vecchie cozze… pieni di sabbia e di rifiuti

bestemmie ambulanti contro noi stessi

e quel che chiamammo Dio

Abbiamo perso qualcosa

In bracci di mare

sui nostri cannoni

nelle competizioni assurde

che definimmo vita

con i nostri paletti

a definir possessi

chiudendo nostra casa e nostro cuore

inseguendo follemente nostra paura

 

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