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Son piccoli … quei passi, che compie civiltà

Uno va avanti e tre tornano indietro

Flusso e riflusso sì, come un respiro della Storia

ansito di coscienza mentre lo spirito, permane lì!

Sin troppo spesso immoto, fermo e non cresce

Eppure lo sappiam, cresce da dentro

quello che conquistammo nasce in noi

Piccoli passi che quasi non li vedi

però li senti, attorno …

Oppure c’è il silenzio ed è l’assenza, il vuoto

silenti anime così incoscienti e stolte

torna barbarie e stupida arroganza

Sinchè tu riconosci antiche ruggini

foruncoli vecchi e purulente piaghe

che l’uomo porta in sé e che poi espone

quasi che fossero assolute verità

E impone il suo passato e le paure

le antiche e stupide visioni che ha

di quel che è vero e giusto e sacro

che chiama tradizioni … dice radici

Ma è solo Civiltà che torna indietro

Come nella risacca il rifluire

che appiana e che cancella

quello che è stato scritto sulla sabbia

Solo nell’anima si cela quel che vale

perchè l’ho detto! Viene da dentro

quello che conquistammo


madreDel calore del magma …della voce del vento

del sospiro sospeso e il rumore stranito d’una grande foresta

della terra e del seme e del tempo che passa

Nell’andare e venire del mare

Nella furia mortale dell’onda

nella rabbia improvvisa del cielo

Nelle nuvole gonfie di pioggia

o sbiancati ciuffetti in un ala di brezza.

È la madre, è la Dea

Non può esserci solo il maschile

La vita che scorre, un bimbo che nasce

nel seme interrato che cresce

nel sesso e l’amore donato … desiderio e pienezza

Un racconto narrato da voci di donna

non scritto d’antica saggezza compiuta negli atti

Un esempio che è vita … una vita ad esempio

(La scultura raffigurata è di Francesco Uccheddu)

io

 

Quello che posso … che voglio augurare

è che l’onda vi colga cambiando insieme a voi

l’intorno e il dentro

perché nulla si muta quando l’anima tace

Vi sia propizio il passo e che s’impari

sì dal bello ed il brutto così come il difficile

che è comunque sempre quel che ci tocca

che in ogni passo fatto noi cresciamo

Che lo spirito vostro cerchi gioia

guardi passando e nel frattempo viva

Quel che vi voglio dire è Buona Vita

che dell’augurio rituale da me farete senza

Quel di cui sto scrivendo è un’altro anno

qui, sulla porta e lo vivremo insieme

cercando sempre il nuovo … il bello ed il civile

si che l’umanità s’appresti a un altro passo

 

il sole

C’è qualcosa più in là! Non v’è alcun dubbio

l’umanità non può…finire in questa pozza

di sangue e vomito … di rabbia e nausea

Ci dev’essere qualche cosa più in là

o sopra o sotto, anche di fianco sai …

purchè sia lì per consolarci il cuore

ed anche un poco per conservarci l’anima

E non ci importa di dargli un nome ed uncolore

Non ci interessa che abbia una bandiera

Basta che sia qualcosa

per cui valga la pena, che abbia senso

che possa riempire i nostri cuori …

anche per poco, Sì! Anche per sempre

e non solo di odio e di rancore

Qualche cosa che stia più in là

di questi muri … di queste foreste d’antenne

del filo vostro fatto di spine e di cancelli

Qualche cosa che sia dell’uomo e dell’universo

Condiviso ed unito

Diverso ed uguale

Sicuramente c’è io l’ho sentito

dentro di me, mi parla tutti i giorni

eppure … io diverso ed io eguale

e in fondo sempre io … che cosa vale?

Anche soltanto un sogno, una chimera

datemi qualche cosa

che non sia codesta merda e il fumo suo

In questo mondo uguale in ogni giorno

In quest’umanità così confusa … e crudele

In quest’egoismo … In questa competizione

Che gara triste sì, che triste gara…

non c’è premio alla fine

non c’è medaglia …

perchè là dove si deve

alla fine sai si arriva nudi

eppur ve l’ho già detto … ed io lo so

e solo il tuo percorso ha qualche peso ..

se non altro per te

per fare in modo d’addormentarti in pace

rosa

Non voglio dirti più “ti voglio bene”

chè le parole s’ammucchiano

in pile inutili fatte solo di nulla

Sino a perdere il senso …

Sino ad odorar di vecchio

Tu m’hai insegnato a non ripetere

inutilmente

quel che si vede e che si vive …

quel che è vero ha una sua propria luce

e brilla

Non raccontare quello che puoi toccare

non descrivere di quel che c’è …

senza bisogno

quello che t’accompagna nel cammino

ch’è solo tuo

ma è anche quel che di te si vede

Non ti dirò allora che ti amo …

ancora e sempre

te lo farò vedere

perchè parlar d’amore

se si può essere e viverlo

La poesia descrive

solo quello che l’anima

può rappresentare

non inventa

parla di te della tua vita intera

quello ch’è divenire e quel che hai

nella tua vecchia borsa …

quella che ti porti da sempre sulle spalle

sole rami (1)

Molto meglio tacere … sì!

che non parlar del nulla

Sono già troppi e senza pietà

a riempir l’intorno d’aria inutile

appesantita da verbi e frasi fatte

…non voglio esser fra loro

lo sono già. .. più spesso

di quanto io non voglia

Son stanco di stoltezza

Stanco del Grande Nulla

Molto meglio tacer …l’abbiam già detto

Nel silenzio s’impara … anche si ascolta

il silenzio è umiltà …lascia lo spazio

Al mondo alle cose e alle persone

d’essere lì a narrar la propria storia

Dicono i vecchi … che il silenzio e d’oro

Il silenzio si riempie del motivo che canta il mondo.

La voce del Pianeta

Ascolta l’universo per stupire.

Perdono Amore del troppo mio parlare

forse nel fare starebbe soluzione

che le parole nascondono ed avvolgono

Perdonami Amore mio se la stoltezza

spesso mi prende e mi difetta l’ascoltare

Il maschio lo si sa e fanfarone…

ogni maestro ha detto e ripetuto

che dentro a noi, nel silenzio,

celata … sta in attesa la risposta

per afferrarne il senso

occorre concentrazione

perchè è un bisbiglio

non urla, non si impone

eppure parla abbastanza forte

per chi abbia imparato l’ascoltare

ALBERI

Nel Miglior mondo di cui voi ci parlate

il vostro “IO” fa la guerra e poi combatte

avido com’è per il potere e per l’affermazione

Voi che narrate l’inganno d’un amor che non vivete.

In quel che noi vediamo all’orizzonte … e dietro

L’io si dissolve in Noi

cercando l’anima ed ottenendo il cuore

cercando l’Uno… e il tutto.

In questo mondo fatto di competizione

fondato su sterminio ed abbandono

degli ultimi … degli altri … dei diversi

Di terra rubata e proprietà arbitrarie.

Noi crediamo nel cerchio e il femminile

Nella condivisione e la terra di tutti

Nel bene comune.

Quello che voi sfruttate e che vendete noi lo condividiamo

Come potremo sederci allo stesso tavolo?

Senza temere per noi e per il poco che ci lascereste da mangiare?

Senza che pretendiate ucciderci per questo

o perchè siamo troppi

o sol perchè vivendo noi occupiamo spazio?

Voi che per abitudine Alzate/alzaste l’ascia

piantate/piantaste paletti … urlando “Questo è mio!”

Voi che così funestate tanti dei nostri anni

con questa vostra storia e con la sua canzone

scacciando chi la terra l’abitava … per dichiararla vostra

a termini di legge

Scavandola e rubando i suoi tesori … come v’appartenesse veramente

quasi  non fossero un dono fatto a tutti noi 

Voi che chiamate questo Civiltà e Progresso.

Di nostro noi crediamo nello spirito

e diamo un altro senso alle parole

Noi confidiamo nell’ unità col tutto

Crediamo in quello ch’è circolare e orizzontale

Noi che la ringraziamo

Madre Terra per quel che ci ha donato e che ci dona

esaltando quel che dell’uomo è nobiltà … altruismo.

Quello ch’è solidale e condiviso

Noi che crediamo giusto d’essere, appunto, NOI!

Come potremo condividere il cammino

se il vostro fine è quel d’eliminarci … per farvi posto

Noi che crediamo d’essere parte e non padroni

Noi che pendemmo dalle funeste corde dei vostri linciaggi

donne … diversi …rossi, gialli e neri … eretici e pezzenti

Noi che popolammo i vostri roghi

papaveri

(dedicata alla compagna della mia vita, con amore e stima. Ed alle donne, non tutte, che han conservato la loro natura ed i loro occhi e la memoria dell’antica sapienza)

Io d’Aristotele leggo sempre i codicilli

ricerco verità anche in quel ch’è confutato

così m’accade d’esser perso in gilania

e di Micene perceprire la canzone

il racconto dell’Inka … d’ascoltar la curandera

di quel principio ch’è all’origine …

sebbene rifiutato e anche bruciato …

persin senza scrittura!

e voi che mi parlate di vittoria

voi che ne accettate il compromesso,

con il potere per divenir sistema,

pur di contare … pur di restare in gara .

Voi che ricercate maggioranza

quella ch’ io temo e che mi fa così paura.

Ch’è maggioranza nell’arte del linciaggio

d’architettura nel costruire roghi …

ch’è sanità mentale, ch’è accettabile

ch’è quel che norma, consuetudine, ch’è legge

Ch’è polizia, confine… ed anche muro

ch’è steccato , proprietà … competizione

Perdonate! Io sto a testimonianza

preferisco d’essere solo o minoranza

preferisco dichiarare un mondo altro

quel che i molti non vogliono

e che nemmeno riescono a capire

senza competizione, senza gara

un mondo ch’è cerchio, ch’è donna

ed anche madre…un mondo senza ferro

e senza guerra,

un mondo che non mangia gli animali

che di natura non fa scempio, ma retaggio

Un mondo d’appartenenza e che non vuol padroni

memorie-migranti

Costruttori di muri cercan gloria

son giorni, questi, adatti proprio a loro

artisti del design con filo e spina

anime grette, inventori di confini

son tempi duri, giorni d’intolleranza

racconti disperati d’acqua salata e sangue

Ciò che guastammo ieri

or bussa alla nostra porta

noi altri instupiditi … incattiviti e tristi

noi non sappiamo aprire

noi non abbiam più cuore

noi non abbiam memoria

chiusi d’aridità, siamo così

campioni d’egoismo

schiavi dei venditori di menzogna

d’odio e di cattiveria, stupidità e stoltezza

noi siam testimonianza e monumento

ascoltiamo osannandoli

i mestatori d’odio

profeti della sventura

d’arroganza e superbia

convinti d’esser nel giusto

dì aver persin diritto

d’un Cristo, il nostro

chiamato solo se conviene

noi non chiediam perdono,

noi non lo meritiamo

convinti come siamo di aver più che ragione

giorno verrà, per tutti

d’aver davanti un uscio e di bussare

ci renderanno allora quello che avremo dato?

Se c’è giustizia … o anche solo l’equilibrio

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Oggi è di mia madre

l’apprestarsi al passaggio

il chieder venia e pace

a sora Morte

E’ giunto il tempo

La signora bussa alla sua porta

Arriva alfine

chi sempre c’accompagna

chi, sempre vigile, ci segue.

Non c’è paura … siam pronti per partire

solo è la voce del suo destino

che si fa forte e chiara… chiama il suo nome

e sono sorte e karma

a riprendersi il campo.

L’ultimo appuntamento

che abbiam con questo corpo

Ti sia propizio il viaggio , mamma

che non ci sia dolore … 

a turbare il tuo cammino,

perchè di qua soffristi già abbastanza

la pace è un po’ più avanti

fra due passi.

Ci rivedremo, mamma, un altro giorno

ma ora vai, che giunto è il tuo momento

lascia la sofferenza, lascia la carne , il mondo

Passa, finalmente, quella porta

quella di cui nessuno può narrare

ti sia propizio il viaggio

e sia la pace

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