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Così è che Verità è piegata
insieme alla Giustizia prostituta
in un racconto che è quel che si conviene
quel che s’adatta … ai bisogni del potere.
Asservita e succube, da servi sciocchi narrata
e rinarrata al volgo … che t’assorbe,
povera verità parata a lutto.
In quei che sembran vati sei assoluta,
fonte d’ogni saggezza
eppure sei, anche lì, sfruttata e triste
in un racconto ch’è parziale
fatto di affermazioni
Premetton sempre lor ragioni al tuo narrare
e fan di te relativistica visione
Che di stoltezza tu sia compagna è strano
non è in natura per te che sei valore,
ma si sa, chi ti racconta ha vinto … prima
Chi pensa possederti ha il potere
e ti fa creta in mano per raccontar sé stesso
Povera verità puttana e triste.
E sceglie il tuo colore, tu che sei fragile
eppure anche assoluta.
Traspari a volte con testarda costanza
persino in chi tu usa.
Eroica verità senza vergogna.
Nessuno vuol sentirti veramente
troppo gli narreresti dei difetti, delle mancanze sue
o delle prepotenze e del possesso
Racconteresti un mondo ch’è senza compassione
che non sa condividere né il pane, né il bisogno
Povera verità sei preda ambita
d’ogni intellettuale e parruccone
che poi ti svende un tanto all’etto e al chilo
di giandiego
Ne parlo spesso ultimamente, il richiamo all’attraversamento biblico (forse mai avvenuto, per altro) è evidente.
Il mio deserto però non è solamente quello della mera partecipazione pseudo-politica … esso è conseguenza e non motore, in realtà la partecipazione avviene, per ragioni sbagliate a mio umilissimo ed inutile parere, ma avviene.
220.000 ad un concerto, più annessi e teledipendenti non possono essere ignorati. Le file infinite con campeggio agli outlet o davanti ai grandi rivenditori di tecnologia, nemmeno. Il popolo del tifo calcistico o quello dell’adorazione iconografica del guru infallibile di M5S ancora meno.
I francesi e gli Italiani sulle strade del Tour o del Giro … sono lì a dimostrare che la gente c’è ed esce dalle sue case.. Salvo poi essere quegli stessi che lincerebbero un nero solo per il colore della pelle e sulla base di un equivoco e che omettono di difendere i propri diritti calpestati.
Un poco come i popoli che riempivano le piazze dei tiranni 900centeschi o quelli moderni che cacciano gli stranieri, naturalizzati e nel pieno diritto, dalle case popolari a Tor Bella Monica. Ci sono quindi anche se per ragioni terribilmente stupide.
Il mio deserto è molto più sottile, terribile e persistente ed è legato alla coscienza, ai valori, alle scelte di vita. Della visione del futuro e del presente, delle speranze che si covano in petto e che a volte si condividono con altri in cerchio … o anche solo passeggiando per le strade di una città.
Il mio deserto è quello del sentire comune, che ignora il Congo ed il dramma eterno dell’Africa provocato dalla nostra arroganza e dalla volontà, genericamente occidentale, bianca e primomondista di permanere nei propri sprechi e nella propria ostentazione di benessere formale.
Il mio deserto è quello di quel che si dice e si fa, quasi senza sapere, inconsapevolmente bevendo un caffè in una mattinata qualsiasi … o in Lunedì ipotetico di una qualsivoglia settimana dell’anno. È fatto di discorsi e luoghi comuni, di frasi fatte ripetute all’infinito … è il deserto della propaganda sistemica, delle teorizzazioni di Goebbels, che con la sua ombra nefanda aleggia sulla modernità.
Il deserto ch’io temo è spirituale, costruito sulle convinzioni dogmatiche di religioni preconfezionate inventate e volute dagli stessi che inventarono la Guerra. Il senso è ovviamente metaforico non sono un imbecille che pensa ad un uomo che l’abbia davvero inventata.
Guardandomi attorno mi vedo, troppo spesso solo, e la condivisione eventuale e, sempre più spesso parolaia e formale … vuota ed occasionale, legata al momento, anzi addirittura all’incontro accidentale, virtuale o meno. Un tempo le si chiamava parole di circostanza … chissà come le definisce oggi la modernità.
Attraversare il deserto, nella metafora biblica, il popolo d’Israele non lo fa da solo, individualmente, ma in gregge (certo l’idea razziale di superiorità e legame univoco al divino è sempre presente, ma non ci avrebbero scritto un libro altrimenti) Oggi non ci è dato nemmeno quello, perchè sin troppo spesso le condivisioni di percorso sono persino più formali delle parole di circostanza che prima citavo.
La realtà oggettiva, cui si richiamava spesso Stalin per giustificare sé stesso, impone questo viaggio, ma l’aridità dell’intorno è tutta nostra, personale ed interiore. L’assenza di oasi o di gioia … o più semplicemente di una condivisone compassionevole, così come la mancata nascita e crescita di comportamenti altri e diversi da quelli del sistema … dipendono da noi e siamo sempre noi a negarceli. Noi a svuotare del senso spirituale ed ideale i nostri convitti, noi ad affidarci al pragmatismo dogmatico e sterile nelle nostre polemiche … Noi ad ignorare i contenuti , il senso, l’essenza e lo spirito nelle scelte che operiamo e melle strade che intraprendiamo. Noi che non parliamo mai di noi, ma sempre d’altro d’esterno, economicista, formale e strutturato … lontano dal senso del nostro camminare sulla sabbia.
Son piccoli … quei passi, che compie civiltà
Uno va avanti e tre tornano indietro
Flusso e riflusso sì, come un respiro della Storia
ansito di coscienza mentre lo spirito, permane lì!
Sin troppo spesso immoto, fermo e non cresce
Eppure lo sappiam, cresce da dentro
quello che conquistammo nasce in noi
Piccoli passi che quasi non li vedi
però li senti, attorno …
Oppure c’è il silenzio ed è l’assenza, il vuoto
silenti anime così incoscienti e stolte
torna barbarie e stupida arroganza
Sinchè tu riconosci antiche ruggini
foruncoli vecchi e purulente piaghe
che l’uomo porta in sé e che poi espone
quasi che fossero assolute verità
E impone il suo passato e le paure
le antiche e stupide visioni che ha
di quel che è vero e giusto e sacro
che chiama tradizioni … dice radici
Ma è solo Civiltà che torna indietro
Come nella risacca il rifluire
che appiana e che cancella
quello che è stato scritto sulla sabbia
Solo nell’anima si cela quel che vale
perchè l’ho detto! Viene da dentro
quello che conquistammo
Mi han derubato dei sogni perduti
della mia vibrazione argentina e squillante
son orfano di quelle speranze
infrante su quello che è umano
su quel ch’è normale
su quel che la gente s’aspetta … che vuole
sui bisogni inventati … sulla roba e sui soldi
Partimmo superbi il mondo a cambiare
noi restammo gli stessi, però.
Intrisi e inzuppati di quel che c’avevan passato
dei loro valori che noi contestammo
bevendoli assieme … e cambiando negli anni
Dei molti partiti mi vedo d’intorno
altrettanti fermati e silenti
Così … rassegnati, convinti da questo sistema
qualcuno alla gogna, ma pochi
qualcuno, ancor meno, ch’è morto su un rogo.
Son pochi però che sono rimasti com’erano allora
e non parlo soltanto d’idee ma del suono dell’anima
del senso, del vero motivo
di quel che vedemmo al di là della nebbia
Tristezza? Non credo!
Delusione e mestizia, non fanno per me
ho vissuto e sto ancora qui … e rido e gioco
e bevo, se ho sete, sia vino che birra.
E vedo … si vedo, scusatemi tanto
al di là di quel che noi siamo, purtroppo
comunque comincio da me
Quel che io credo
è cosa che si muove
scivola … e cresce
nel cambiamento intrisa
vedi essa si muta e trascolora
Sì come un’onda quando vaga e torna
mormorandoci un canto
Può cambiar nome
attraversando gli anni
e i giorni e i tempi
e modi … e mode
Però quel suo profumo
intenso ti permane
Non ha bandiere
anche se prende parte
nasce giù … dove il fango ed il sudore
eppure s’alza quasi a riempire il cielo
ed è ricchezza pur non essendo roba
Molti nomi gli han dato e li rifugge
chè libertà l’ intesse la colora
d’ogni generazione attende il passo
Ognuno poi racconta come sa
con le parole che conosce e può
ed il potere ne teme in ogni aspetto
Oggi è lo zanni ma poi si fa sapiente
e saggio, e Bhudda … domani sarà
eretico farneticante o pazzo
e ancora, canta, recita
balla ed imbratta tele
Son qui che vivo
ed io del suo sentore mi ubriaco
di giandiego
Nel parlare di politica e comunque di cambiamento o rinnovamento nel sociale; soprattutto quando ci si inoltri nelle “ragioni ideali” (sebbene ormai davvero pochissimi abbiano numeri e ragioni per farlo) di quel che si dice e/o si fa, i riferimenti storici e le citazioni si sprecano.
Se fosse solo per la mole immensa di richiami al pensiero di grandi del passato di cui si fa spreco … bèh avrebbero tutti ragione e non si comprenderebbe come mai, nella pratica, in così pingue ammasso di buone idee e di ottime intenzioni possa produrre risultati moralmente, eticamente e spiritualmente così miserabili. Quali la politica dell’oggi in Italia, in Europa e nel Mondo riesce, implacabilmente, ad ottenere.
Non solo, nello specifico parlando d’alternativa sistemica, cioè del “cambiamento di paradigma”. di quell’evoluzione spirituale e pratica di cui tutti, ma davvero tutti, ormai si riempiono la bocca, non si comprenderebbe la atomizzazione (frammentazione è definizione blanda)infinita e perenne che è pratica normalizzata di quello che dovrebbe essere il “fronte progressista”.
Ammesso di voler omettere (fingendo bellamente che non esista una Èlite che la pratica quotidianamente) da questo discorso e solo per un momento la realtà della divisione in classi. Anche limitando il confronto ad un banale “progressisti vs. conservatori” … resterebbe, comunque una divisione drammatica e triste in mille ed un rivolo.
Tutti questi rivoli, l’immensa mole di queste scuole di pensiero hanno riferimenti comuni. Nella compulsione delle citazioni farebbero e fanno riferimento, ben più di una volta, a dotte analisi e ad accadimenti storici molto, molto simili, se non addirittura eguali.
Eppure, nel qui ed ora, di fronte alla quotidianità ed all’azione reale … ad ogni tre persone d’AreA che si incontrino per cooperare corrisponderebbe prima o dopo una scissione.
Per carità! Ve ne sono alcune, nella storia ed anche nella contemporaneità, che hanno ragion d’essere, anzi sono doverose. Però resta il dato dell’incapacità ad essere Fronte. Non sto parlando solo di lotta, di epiche discese in piazza di masse compatte, di fronti popolari tesi verso il sole dell’avvenire … no!
Parlo anche e più semplicemente di “masse critiche” che con la loro volontà creano spostamenti nell’opinione, dando propulsione e stimolo all’ipotetico confine della civiltà. Verso tappe e traguardi di elevazione ed acquisizione di autonomie e libertà. In difesa ed implementazione di diritti universali e fondamentali … verso una umanità più elevata e migliore.
Parlo della libertà di pensiero e dell’influenza reale e sovranità che un popolo opera con la propria volontà sulla politica e sulla realtà storica.
Parlo di quella pulsione, non necessariamente violenta, ma sempre pregna di forza reale, che produce i veri cambiamenti. Quella che ha fatto scrivere e cantare “La Storia siamo noi”.
Spesso gli inventori di rivoletti, i leader carismatici di gruppuscoli atomizzati momentaneamente e strumentalmente uniti, sono dotati di grande dialettica e di acume storico.
Si sprecano nella citazione di questo o di quel saggio, di questo o quel guru o santo a controprova e certificazione del proprio diritto ad essere gli unici portatori di fiaccola.
Perdendosi ed avvalorando le ragioni delle proprie eccezioni dal vicino e similare, proprio in virtù della corretta interpretazione di questo o di quel pensiero.
Dimostrando tutta la tragica e condivisa incapacità degli esseri umani a rendere le cose comprensibili e ad accettarne la semplicità.
L’ho detto spesso in questi anni, nelle istanze infinite di una ricerca di unità che nessuno realmente voleva, lo ribadisco. Lo “stare insieme” il “fare fronte” non dipende, fatte salve alcune premesse fondamentali ed irrinunciabili, da profonde e dottissime analisi comuni. nè da geniali idee di raffinati e colti intellettuali d’area. Dipende, quasi unicamente, dalla volontà, dalle premesse, dall’assumere l’unità nella chiarezza come valore fondamentale e portante.
Quanti partiti personalistici ed infinitesimali pseudo-comu-socialist-progressisti calati dall’alto dovremo vedere, ancora? Prima di comprendere che il cambiamento vero produce da sé stesso le proprie idee, i propri riferimenti ed i propri leader.
Che premettere degli interessi di gruppi d’influenza serve solo a ricercare l’ennesimo fallimento?
Quante lotte fra bande, fazioni congressuali, piccoli complotti estemporanei da operetta, quante alleanze di comodo e di periodo temporizzate dovremo subire prima di crescere davvero?
Parlo per tutti, anche per me, anche per noi … anche per la fazione, che pur ritengo sensibile, intelligente e saggia a cui appartengo.
Quanti dotti riferimenti, quanti saggi … analisi comparate dovremmo operare prima di cercare l’assoluta semplicità del cambiamento reale e veramente progressivo.
Prima di comprendere che premettere condivisione, orizzontalità, solidarietà, compassione, anticapitalismo ed antiliberismo, socialismo è più che sufficiente, anche se indispensabile.
Che modificare partendo da noi è, in realtà, semplice come una “scelta di vità” e che l’ascolto, la disponibilità, l’accettazione dell’altro, pur nella chiarezza delle differenze fra chi costruisce ponti e chi invece muri … sono complementi fondamentali.
I libri, le elucubrazioni … i dotti riferimenti … il passato, vanno certamente studiati e tenuti presenti, fanno parte del bagaglio, ma non sono tutto il bagaglio.
Non devono essere un peso ed un limite, ma un sollievo ed un aiuto.
Il Qui ed Ora è adesso … ed il mondo si cambia esattamente qui non ieri e nemmeno domani, con la semplicità di cambiare noi stessi.
di giandiego
È, forse, una posizione solo mia?!
Per questo decido di esprimerla tramite il mio blog, senza accampare le mie qualifiche politiche e senza attrribuirmi tutti gli anni del mio percorso. Senza menzionare se non brevemente in questa parte le mie scelte , come quella d’essere socialista e libertario. Poco importa se la solitudine è il mio retaggio, la esprimo.
Da più parti mi raggiunge la narrazione di una visione di mondo, in fondo, condivisa.
Certo degna di critiche e sensibile ai miglioramenti, ma in fondo … consona ed accettabile. Nella descrizione per esempio dei bei tempi passati in cui, nonostante la DC il mondo era migliore … o della fattiva collaborazione del dopoguerra.
O peggio rispetto all’oggi, l’acquisizione di questo stato di fatto, in fondo l’unico possibile che rispecchia gli equilibri conquistati in lunghi anni di presunta civiltà. La constatazione e la resa d’essere nel miglior mondo possibile (rimuovendo gli errori terribili di un’umanità folle e votata all’autodistruzione, che accetta una definizione verticistica ed elitaria del proprio ordinamento sociale)
Credo sia pura ipnosi, una visione procurata dal Sistema, coltivata ed indotta. Attraverso l’uso del consumismo e nutrita di questa stessa illusione di ricchezza materiale. Mutuata dall’uso dei media e delle religioni, ma soprattutto nell’oggi dalla modulazione della paura.
La scomparsa di ogni forma di vera spiritualità, pur ammettendo come questa sia stata usata negli anni per il controllo è polso di questa manipolazione, ma altro e molto peggio è il materialismo (e non si intende qui quello storico, che è metodo d’analisi e non scelta spirituale e filosofico-etica).
STA DI FATTO CHE UNA CULTURA SISTEMICA E DI DIFESA DELL’ESISTENTE FACCIA BRECCIA ANCHE FRA I MIGLIORI, PURTROPPO.
Questo si manifesta in svariate maniere e culmina, nel comportamento dello pseudo-progressismo collaborazionista e nei suoi derivati minoritari di supporto e contorno
Il Piddismo, il pisapiismo, il SeLlismo e certo colabborazionismo pseudo-socialista, così come l’enorme area grigia della politica Il fiorire di aree centriste, più o meno orientate a destra … ed anche il perbenismo grillino, ammantato e travestito da ribellione del nulla fanno parte di questi comportamenti e sono in fondo impastati nella medesima creta, con modulazioni differenti della medesima accettazione di fondo del sistema.
Credere nel cambiamento è altro, camminare sulla sua strada è assolutamente e certamente altro.
Esso deriva da una scelta di fondo, da un’operazione di profonda ridiscussione operata sulla propria stessa esistenza, causando spesso modificazioni profonde della propria stessa vita, abitudini alimentari comprese, atteggiamenti, comportamenti … visione.
Questo s’è detto spesso, io sin troppo forse, ma è questione centrale, se la visione altra non passa attraverso noi, difficilmente potremo superare la dicotomia della programmazione sistemica, ed il nostro “cambiamento” sarà una dichiarazione formale.
Ed è inesorabile, normale e prevedibile che questo gigantesco nodo giunga prima o dopo a trovare il suo pettine.
Essere minoranza è difficile, esserlo filosoficamente e spiritualmente lo è ancora di più, perchè implica il rifiuto delle fascinazioni sistemiche. Troppo semplice ribellarsi al nulla o solamente a parole … si sa VERBA VOLANT … e mai come in questo caso, quando si parli di mondi altri e possibili l’assenza della “pratica” è visibile, palpabile.
In fondo cos’altro fanno se non difendere il proprio ristretto mondo di privilegiati e comodi coloro che chiamiamo politici? Cosa se non accettare il sistema che li favorisce? Ed allora se le cose stanno così quale se non il rifiuto del Sistema è la strada del cambiamento?
S’innoridisce di quel che si è disposti a fare … è forse questa la verità? Dei moralisti domenicali ed hobbystici vedono forse sé stessi nelle perorazioni superficiali e formali di cui sbraitano? E la derisione delle argomentazioni più profonde ed altre che a tratti emergono da questo stesso mondo , non sono forse una forma di esorcismo? Un allontanamento da sé di quel che non si vuole capire ed ascoltare?
Il cambiamento non passa quindi dallo spirito, dall’acquisizione reale di un comportamento altro, da un’etica diversa, da una una nuova morale … ed allora come si giustificano le derisioni d’ogni scelta e percorso alternativo … in difesa, per esempio, della propria bistecca o salsiccia, del proprio apparecchio televisivo, del proprio piacere immediato, del proprio credo calcistico. La giustificazione , per esempio del tifo più o meno calcistico e dell’adesione ad altri fenomeni di distrazione di massa di questa stessa matrice? E sto parlando solo di esempi, perchè l’adesione al sistema è molto più profonda e radicata
Ridiscutersi, quindi, mettersi in dubbio. Accettare l’idea che si possa essere in sé stessi, sbagliati, pur convinti d’essere rivoluzionari.
Accettare che la rivoluzione sia spirituale e passi dentro noi. Questo sì sarebbe una atto rivoluzionario che contribuirebbe ala cambiamento reale.
Accettare il bagaglio greve d’essere minoranza ed eresia, non solo politicamente, che in fomdo è una rappresentazione, ma spiritualmente e filosoficamente. Accettare il rischio del rogo. Perchè non c’è mediazione con il sistema. Esso si difende da chi lo mette in discussione , al minimo espellendolo e privandolo dei “privilegi condivisi e presunti” che l’esserne parte procura.
Noi qui! Che siam poeti si, ma laterali
che non lasciamo impronte nella storia
non inventiamo metriche
e nuove regole
Noi ! Che non rinnoviamo i contenuti
Cerchiamo solo il senso e un poco il ritmo
cerchiamo solo il dire qualche cosa
Affascinati siam dalla parola e dal potere
che essa contiene … che ha
Noi! Che cerchiamo disperati il nostro dire
che poco si conosce e nessun legge
Noi non compariremo sopra ai libri
nelle grammatiche e sulle antologie
noi non caratterizzeremo il nostro secolo
nessuno citerà nostro passaggio
eppure siamo qui … nel dir parole
e nello scriverle
cercandone poi, comunque, il fascino.
e la cadenza
Noi siamo qui, passati in questo mondo
ne abbiamo scritto e abbiamo detto
pur se non siam citati,
pure se i mostri critici di noi non rendon conto
e non annotano, non ci misurano
parola per parola
trepidanti, cercando comprensione al nostro detto
Noi che restiam dettagli … note a margine
eppure siamo stati … qui
e abbiamo anche imbrattato questi fogli
Di conoscenza scivolano a dense gocce
sopra vetuste corazze fatte di supponenza
di un’antica superbia che guardandosi
dentro allo specchio, ride di sè
forse piangendo … e lentamente muore
sfiorendo, accartocciandosi … senza nessun rumore
Cercando il senso e il limite, trovandovi l’insipienza
d’inutili e d’ingenue … di stupide parole
di frasi dette e scritte …
che non lasciano alcun segno
Son scritte sulla sabbia e dentro l’acqua
di tempo perso, speso a riempire il giorno
dell’incapacità del presentare
Cose non lette … come non esistessero
Ed ancora resti lì a cercarne il senso
dove non serve più … la conseguenza inutile
Di regole e vecchie cattedre
che s’ascoltano fra loro … compiacendosi
che hanno serrato l’arte in una scatola
Che quel che resta è noia … diletto e gioco
inutile linguaggio da dozzina
e la ripetizione, i vecchi schemi
romanticismi inutili
dove non c’è più tempo …dove non c’è più spazio
non per tutti
linguaggi da iniziati
o li conosci o muori
metriche e variazioni
che superan le parole
ed anche dei contenuti fan giustizia
sino a divenire di per se stessi il senso
Perchè in fondo del dire
s’è già detto, di quasi tutto
Con questo me ne vado
nel posto che mi spetta
fra quelli che non contano
sì proprio là … da dove son venuto
l
scritto a quattro mani da Rosa Bruno e Giandiego Marigo
Questo mondo (il sistema che lo sostiene e lo impregna), divide … arbitrariamente, artificio-samente. Ha bisogno di farlo per reggersi in piedi, per giustificarsi e collocare il potere dalla parte della ragione.
Divide fra bianco e nero, fra buono e cattivo, fra sano ed insano, fra normale ed anormale… fra torto e ragione.
Questa divisione è arbitraria, non oggettiva, non può esserlo perchè le cose sono… così come sono, vanno così come vanno e l’uomo ne è parte non creatore, sebbene il libero arbitrio gli permetta di decidere sul come attraversarle, ma esse avvengono, senza necessariamente una connotazione, senza un colore. Le responsabilità il più delle volte sono collettive o peggio mosse dai pochi per il dominio dei molti. Ciò nonostante il karma ed il destino hanno il dominio degli avvenimenti… al di là delle malevolenze e delle cattiverie.
Facciamo così, dividendo e catalogando, persino con l’immanente ed il divino ed allora per un Padre Benevolo e bianco barbuto o per un Dio degli Eserciti, onnipotente e severo, dobbiamo contrapporre forzatamente un Belzebù, un Satana, malizioso e malevolo, crudele e tentatore personalizzando, umanizzando, abbassando al nostro livello ciò che ci sovrasta.
Abbiamo assolutamente bisogno che qualcuno abbia torto per poter avere ragione, per dire a noi stessi che siamo nel giusto, che il nostro è il migliore dei mondi. Certo pecchiamo, sbagliamo e cadiamo, siamo umani, ma siamo dalla parte del bello del buono e del santo… e ci pentiamo… e ci perdoniamo.
Tutta la sovrastruttura sociale è costruita affinché ci sia qualcuno che faccia la parte del cattivo, del babau, del pazzo, del criminale, del folle… lavandoci così la coscienza ed esimendoci dalle responsabilità ed abbiamo un criterio del tutto opinabile nel decidere chi sia il Mostro di Turno, un criterio strano per il quale lo sterminio perpetrato da Adolf Hitler e dal nazismo, di 6/7 milioni di persone (per carità terribile ed infame) è deprecabile, orrendo… terrificante ed inumano, mentre lo sterminio metodico di 230 milioni di nativi americani è giustificabile, storicamente inevitabile, l’eliminazione e l’oppressione quotidiana, calcolata e centellinata del popolo palestinese, addirittura normale. L’eliminazione fisica del popolo kurdo, non segnalata, dimenticata, omessa… un bambino siriano vale molto, molto meno di uno occidentale e bianco.
La nostra moralità pone dalla parte del torto chi meglio ci comoda e soprattutto quando questo ‘fa gioco’ al potere o a chi racconta la storia (che poi sono la medesima fonte).
Quanti roghi, quante forche improvvisate… quante lapidazioni o esecuzioni sommarie in nome della Ragione e del Torto? Quanti pubblici processi, quante gogne?
Quanto pensiero omesso, marginalizzato, non narrato in nome della normalità, del buon-pensiero, della lotta contro l’anormale, il folle, il blasfemo, l’eretico.
Quanta civiltà buttata, non pervenuta, dimenticata e proibita in nome di quello che è buono e di quello che è cattivo… di quello che è giusto o sbagliato.
Abbiamo inventato leggi umane e divine per giustificare le nostre dicotomie… abbiamo riempito libri attribuendoli all’ispirazione quando non addirittura alla dettatura diretta del ‘divino in persona’.
Va detto per amor di verità e di chiarezza, che qui nessuno aspira ad una società immorale o senza freni… esistono, per carità, convenzioni ed Accordi fra Uomini che permettono la convivenza, esiste il bisogno spirituale, esiste quel che è naturale e quello che non lo è. Così come esiste l’oscurità e la luce, ma tutto è parte del medesimo ‘Universo’.
Sono aspetti della stessa fonte che è quello che ci circonda e ci sovrasta, ma l’umanità ha bisogno di avere una rotaia sulla quale scorrere, un indirizzo e magari anche qualche direttore che bacchetti sulle mani chi non sta al gioco, ma soprattutto ha bisogno di giudicare, di condannare, di umiliare… di punire.
Ha bisogno di sapere che chi non si adatta, non si uniforma alla norma verrà duramente perseguito, possibilmente ammazzato.
Questo è quanto e questo siamo noi, tutti, chi più chi meno, nel nostro faticoso cammino verso l’illuminazione e la tolleranza, verso la compassione e la condivisione, che pure ci apparterrebbero per nostra natura ma che neghiamo, risolutamente. Perchè l’affermarli ci creerebbe un problema serissimo con le impalcature e le sovrastrutture che ci siamo, nei secoli, costruiti attorno; ci creerebbero problemi con la gestione compulsiva dei nostri sensi ci colpa, che sono il pane farlocco ed avvelenato -ma quotidiano- di cui il potere ha insegnato alle nostre anime a nutrirsi.
Sedersi con il torto
Cercammo davvero
qualcuno, disposto a sedersi,
a vedere se stesso
dalla parte del torto.
Non solo a parole, non vuote canzoni,
non storie né fiabe.
Trovammo sepolcri imbiancati
Studenti, avvocati,
mercanti ed attori
Due guitti da strada.
Trovammo i togati…e gli imparruccati
cercando qualcuno disposto sedersi
laddove scottava.
Trovammo i censori … ed i preti,
con quattro esorcisti e due inquisitori
Trovammo le piazze gremite
vestite alla festa, la messa e l’aperitivo
Trovammo sapienti…icone e santini.
Veline, Anchorman…bandiere e fanfare.
Trovammo nei confessionali le file di gente
già pronte a pagare il pedaggio…
un pater, tre ave…un lauto compenso.
Indulgenza plenaria
Castelli di carte ed il vuoto racconto.
Trovammo il pensiero comune,
la gente perbene…ragazzi e ragazze
e vestiti firmati…la danza
oggi è un minuetto, domani il foxtrot
E il torto…in un angolo scuro, sedette da solo