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arceri

Come  ancora non l’ho imparato

Nonostante gli anni … e la storia

nonostante la strada fatta … ed il percorso.

Eppure io lo so e so anche quanto

Le parole dette possan ferire … in fondo

Lo so … eppur continuo

Quel soliloquio doloroso.

Lasciando al silenzio … poco spazio

Nutrendo l’Ego di inutili parole.

Meglio il silenzio, meglio la scrittura.

La verità c’insegue

non ammettendo la fuga

Anche se noi fingiamo non sentirla

Essa è dentro di noi che ci sconquassa.

Meglio il silenzio

ed ancor meglio l’ascoltare

ed il sentire, il vedere, l’esser presenti

che sono doni

e molto più importanti

 

 

 

acqua-india-gange

di Giandiego Marigo

FACCIAMOLI QUINDI ANCHE QUESTI DISCORSI DIFFICILI!

Leggo di molti, compagni, anche fra quelli che più amo e mi sono vicini, che manifestano la necessità impellente ed un poco rabbiosa di un cambiamento e tutta la loro scontentezza per il fatto ch’esso tardi o non si prospetti affatto all’orizzonte.

Leggo della convinzione che questa rabbia debba sfociare in una manifestazione palese di ribellione anche violenta.

Alla mia convinzione ed affermazione che la prossima rivoluzione debba essere , soprattutto d’ordine spirituale, questi compagni rispondono, molto spesso, ricordandomi che il potere non rinuncierà a se stesso e non ha alcuna intenzione né di cedere né tantomeno di concedere.

Grazie! Ne sono perfettamente cosciente.

Così come sono cosciente del fatto che, alla resa dei conti, questo stesso potere metterà in campo tutte le sue possibilità e qualità repressive. Eppure permane in me la convinzione che la scelta non violenta e la ricerca della maturazione spirituale debbano essere premesse di fondo … ossature e fondamento del nuovo pensiero progressista.

Vengo da lontano ed ho assistito (ed io stesso ne sono stato parte ed interprete) a come la convinzione che la forza e la violenza fossero , in qualche modo , utili, propedeutiche e necessarie abbia trascinato il movimento , e non solo una volta, in un gorgo da cui sono usciti vincitori solamente i forti, i violenti e gli incazzati, mentre i visionari e gli spiritualisti veniveno emarginati e silenziati … in attesa di tempi migliori.

Perché il bello, il sacro ed il buono, l’alternativa culturale, la canzone e lo sberleffo sono relegati ai tempi in cui si può … ai tempi in cui non esista l’esigenza del resistere, del difendere, del riconquistare, del salvare.

È un errore che abbiamo già compiuto, a mio parere, e ben più di una volta.

Eppure, ripensandoci, è palese come il modello prodotto dall’uso e dall’abuso la violenza, non sia e non possa essere, mai, un modello alternativo a questo sistema perchè esso stesso è fondato sulla violenza, la chiama e se ne nutre. Così come sulla prevaricazione, l’affermazione di forza, la misurazione muscolare, la selezione del migliore e dell’addatto.

Questo significa, forse, non credere nella forza, nella mobilitazione oppure rinunciare alla lotta ed all’affermazione delle nostre idee e della nostra visione? Niente affatto, non ha nulla a che vedere con la radicalità, con la convinzione e nemmeno con la coscienza della violenza infinita del capitalismo. Non è vuoto e stucchevole pacifismo di maniera.

Significa solamente lasciare al potere l’appannaggio della violenza senza senso ed accettare il rischio di subirla.

Perché e di due visioni alternative di mondo a confronto quello di cui stiamo parlando.

Di due modi d’intendere e di vedere

Di due filosofie e spiritualità differenti che partono da premesse diverse e non omogeneizzabili.

Non esiste possibilità di confusione perché l’una viaggia verticalmente e l’altra orizzontalmente l’una si propaga linearmente l’altra circolarmente … sono postulati, premesse che non potranno trovare composizione.

La pratica della violenza verticalizza e rende lineare, impone visioni piramidali, dicotomizza il forte dal debole, preferendo e privilegiandoi il primo.

Quindi obbliga la mente e l’anima in un cunicolo che può solo portare ad un pensiero “sistemico” e piramidale quindi di negazione della visione altra di cui tutti parliamo e che è premessa d’un mondo diverso.

Non esiste cambiamento se non partendo da queste acquisizioni, queste affermazioni non sono opinabili se non al prezzo di accettare una logica dualistica e di contrapposizine tipica della propaganda e della flosofia del potere.

Mi rendo conto di affrontare un ulteriore scoglio, nel “pensiero di sinistra”, mi rendo conto di mettere in discussione quel “potere che nasce dalla canna del fucile” tanto caro a moltissimi “intellettuali conseguenti.

Mi rendo conto che moltissimi non saranno d’accordo con me.

È molto difficile abbandonare questa convinzione, che è parte, però, delle ragioni fallimentari della nostra storia.

Questa violenza necessaria che non ha mai compreso esattamente come dove e quando fermarsi, finendo sempre con l’accompagnare delle elite a sostituirne delle altre, mantenedo, però, intatto il “rapporto di potere” , le sue funzionalità pratiche ed il suo “percorso di propagazione” e quindi privilegaindo la sostituzione al cambiamento.

È anche per questo che nei nostri esperimenti così spesso riproduciamo gli errori che abbiamo commessi sin qui, perché siamo intrisi d’una cultura e d’una filosofia sistemici e non accettiamo il prezzo d’una visione realmente altra.

Che sappia porre, davvero, premesse filosofico-etico-spirituali completamente diverse da quelle che ci hanno fatto crescere e ci “controllano” in questo sistema.

Senza alcun dubbio , a mio umilissimo ed inutile parere, l’uso e l’abuso della violenza e la convinzione ch’essa sia indispensabile all’affermazione del cambiamento è una di queste “malformazioni” , di questi “errori di postulazione” che commettiamo.

 

 

pc 018

Nati d’aprile…col fuoco sotto e dentro

Come di corsa…sempre…

attraverso questa vita

Mille le imprese iniziate…mille battaglie.

Quante volte, poi, con la rabbia dentro il cuore…

E il senso di impotenza…

voglia di cambiamento.

Martire nato…

rivoluzione in testa e in fondo all’anima

Nato di primavera…

come i fiori

Profumo…inebriante di una vita intensa…

Spesa in un attimo…

bruciata con furore

Come se il tempo fosse…il mio nemico

Quante volte poi mi son fermato per riguardarmi indietro?

Forse mai

Lasciando alla memoria il peso…

di cancellar col tempo chi non conta.

Nato d’aprile…

il primo fuoco e Marte

Dentro al tuo sogno ed anche dentro al cuore

Bruciar di furia il sapor dell’incoscienza

Coraggio un po’ beffardo a coprire ogni paura

Quello sforzo…poi…

per riconoscere ci fosse una morale

Un’etica, un modulo,

qualcosa di normale

Per moderarsi, per richiamarsi dentro

Quell’amore, alla fine,

così intenso…

Così forte, inebriante…così teso

Che così spesso mi ha impedito di pensare

Le conseguenze di questo o quell’ incontro

Nati d’aprile ora io e te

ci amiamo e riflettiamo in uno specchio

Dove io ti vedo…ma anche m’intuisco

Così tu fai con me

Guardandoci …l’un l’altra…toccandoci

A misura

Tu! Che sei come me…nata d’aprile

 

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