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Confini segnati dal filo spinato
Speranze finite, disperse e bruciate.
Ridotte nel fumo di un oscuro camino.
Una neve d’orrenda fattura che cade d’intorno.
Nessuno si scordi!
Nessuno si chiami di fuori
Nessuno, alla fine, è davvero innocente
Che resti di monito!
E Sebbene non serva e non paghi vendetta.
Che resti per sempre nei nostri, nei vostri ed in tutti
i racconti.
Ricordo dev’essere, ma senza rancore.
Memoria !
La nostra memoria però, non potrà…
non dovrà cancellare
Che serva!…
Perché sia bagaglio sia ai figli che ai padri.
Che serva per tutti a noi come a voi
Perché poi , di nuovo, nessuno ripeta follia
Adducendo ragioni…ricercando motivi
Non c’è scusa all’orrore
Non esiste un motivo
Paura dell’altro,superbia?
D’orrenda arroganza macchiammo il cammino
Nella casa dell’uomo c’è posto per tutti
Non si serri il portone,
non si chiuda di fuori nessuno
nella mensa c’è pane e c’è il vino
non c’è prediletto o secondo arrivato
né figlio cadetto
Questa casa ha dovizia di doni
Per ciascuno di noi
D’un amico che parte
cosa vuoi raccontare
che vorresti inseguirlo?…
sino poi a ritrovarlo
alla fine del sogno
che puoi dir di quell’anima
che raccoglie al suo centro
tutto l’oro, i diamanti
e la luce del mondo
forse è dato al silenzio
il migliore commento
accompagnando
memorie a quel volto
nell’assurdo ricordo degli anni
dei gesti e delle volontà
riguardandolo, il viso
ricordandone a scampoli
il percorso e la vita
com’essa toccasse con trepide dita
i grani a un’assurda preghiera
Il testo di un mantra
che ricorre e accompagna
nel cuore e nel nostro respiro
Non faccio altro che vivere la vita
Un giorno dopo l’altro, nell’attesa
Lascio che il tempo si appropri del mio passo
Però non ho imparato a non pensarmi io
D’essere parte, uno fra i molti, scheggia divina
Fotone nella luce, tono d’arcobaleno
A non sperar, per me, ch’io debba impormi
Ché non v’è gara e che non c’è traguardo
Ch’è un’illusione questa competizione
Assurda gara, non vince mai nessuno
Inizio e fine son già assegnati e certi
Non vi è premio e nemmeno derisione
non è un combattimento questa vita
Anche se tal ci appare
A quell’appuntamento noi arriveremo nudi
L’unico abito quello con cui nascemmo
Non è una frase fatta, ma è coscienza
E’ regola del gioco, verità
Tutto quest’affannarsi per avere
E il non guardare a come lo facciamo
Questo l’errore nostro, la condanna
Noi che siam supponenza
Noi arroganza
(Dedicata ad Enrico Berlinguer nel giorno dei suoi funerali)
Come l’aria secca e mossa, del paese dove nascesti
Con l’odore salmastro d’acqua viva e fluente
Come il vento che gonfiava le vele
Di questa nostra nave
Nocchiero discreto, battevi i tamburi
Con lingua pungente
Sei stato fra noi
Ed era sin troppo normale l’averti
Solo ora…dopo…come sempre
Vediamo i calli e le piaghe
Che ti hanno distrutto le mani
Reggendo il timone
Il tuo silenzio oggi urla
Più forte delle mille e mille bandiere
Adesso! Mentre tutti esaltano le gesta dell’uomo
Per te Enrico, un saluto