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Son piccoli … quei passi, che compie civiltà

Uno va avanti e tre tornano indietro

Flusso e riflusso sì, come un respiro della Storia

ansito di coscienza mentre lo spirito, permane lì!

Sin troppo spesso immoto, fermo e non cresce

Eppure lo sappiam, cresce da dentro

quello che conquistammo nasce in noi

Piccoli passi che quasi non li vedi

però li senti, attorno …

Oppure c’è il silenzio ed è l’assenza, il vuoto

silenti anime così incoscienti e stolte

torna barbarie e stupida arroganza

Sinchè tu riconosci antiche ruggini

foruncoli vecchi e purulente piaghe

che l’uomo porta in sé e che poi espone

quasi che fossero assolute verità

E impone il suo passato e le paure

le antiche e stupide visioni che ha

di quel che è vero e giusto e sacro

che chiama tradizioni … dice radici

Ma è solo Civiltà che torna indietro

Come nella risacca il rifluire

che appiana e che cancella

quello che è stato scritto sulla sabbia

Solo nell’anima si cela quel che vale

perchè l’ho detto! Viene da dentro

quello che conquistammo

Quel che dovremmo è difendere la Madre Nostra

Non già per un’idea, ma perché muore

per nostra incuria ed infima ignoranza

per l’egoismo nostro ed il denaro

per quella cosa assurda e folle che è il potere

Con essa, che lo vogliate o no

morranno i nostri occhi, il nostro cuore.

Una visione oscura che è pur sempre Dio

ed è per questo che risulta così infida

dell’egoismo e dell’accumulo,

di quello che sta nel buio e resta oscuro.

Quel che dovremmo fare

è il parlar fra noi d’una visione

e di quel modo impossibile e stupendo

in cui le nostre anime la sono.

Di quell’aspetto di Dio che è appartenenza

che è condivisione e sta in un cerchio

in una sfera,

nel colore di quel Tao che dà più luce.

Dell’ Uno cupo, sfuggito per coscienza

per interiore conoscenza e vibrazione

Quel che dovremmo fare, dovremmo crescere

Accettare la sfida antica come noi d’essere parte …

abbandonare l’ìo cercando finalmente

d’essere noi, parte del tutto

non per un colore o per una bandiera

che sono luce e stoffa, ma per l’amore

che lui da solo ci darà salvezza

non c’è altra strada, non esiste alternativa

Quel che dovremmo è raccontar di noi, di Dio

la parte chiara ed accettar l’aspetto

di ciò che è oscuro eppure dentro noi

e conoscendo crescere … per scelta

 

 

Quel che io credo

è cosa che si muove

scivola … e cresce

nel cambiamento intrisa

vedi essa si muta e trascolora

Sì come un’onda quando vaga e torna

mormorandoci un canto

Può cambiar nome

attraversando gli anni

e i giorni e i tempi

e modi … e mode

Però quel suo profumo

intenso ti permane

Non ha bandiere

anche se prende parte

nasce giù … dove il fango ed il sudore

eppure s’alza quasi a riempire il cielo

ed è ricchezza pur non essendo roba

Molti nomi gli han dato e li rifugge

chè libertà l’ intesse la colora

 d’ogni generazione attende il passo

Ognuno poi racconta come sa

con le parole che conosce e può

ed il potere ne teme in ogni aspetto

Oggi è lo zanni ma poi si fa sapiente

e saggio, e Bhudda … domani  sarà

eretico farneticante  o pazzo

e ancora, canta, recita

balla ed imbratta tele

Son qui che vivo

ed io del suo sentore mi ubriaco

io

 

Quello che posso … che voglio augurare

è che l’onda vi colga cambiando insieme a voi

l’intorno e il dentro

perché nulla si muta quando l’anima tace

Vi sia propizio il passo e che s’impari

sì dal bello ed il brutto così come il difficile

che è comunque sempre quel che ci tocca

che in ogni passo fatto noi cresciamo

Che lo spirito vostro cerchi gioia

guardi passando e nel frattempo viva

Quel che vi voglio dire è Buona Vita

che dell’augurio rituale da me farete senza

Quel di cui sto scrivendo è un’altro anno

qui, sulla porta e lo vivremo insieme

cercando sempre il nuovo … il bello ed il civile

si che l’umanità s’appresti a un altro passo

 

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di giandiego

È, forse, una posizione solo mia?!

Per questo decido di esprimerla tramite il mio blog, senza accampare le mie qualifiche politiche e senza attrribuirmi tutti gli anni del mio percorso. Senza menzionare se non brevemente in questa parte le mie scelte , come quella d’essere socialista e libertario. Poco importa se la solitudine è il mio retaggio, la esprimo.

Da più parti mi raggiunge la narrazione di una visione di mondo, in fondo, condivisa.

Certo degna di critiche e sensibile ai miglioramenti, ma in fondo … consona ed accettabile. Nella descrizione per esempio dei bei tempi passati in cui, nonostante la DC il mondo era migliore … o della fattiva collaborazione del dopoguerra.

O peggio rispetto all’oggi, l’acquisizione di questo stato di fatto, in fondo l’unico possibile che rispecchia gli equilibri conquistati in lunghi anni di presunta civiltà. La constatazione e la resa d’essere nel miglior mondo possibile (rimuovendo gli errori terribili di un’umanità folle e votata all’autodistruzione, che accetta una definizione verticistica ed elitaria del proprio ordinamento sociale)

Credo sia pura ipnosi, una visione procurata dal Sistema, coltivata ed indotta. Attraverso l’uso del consumismo e nutrita di questa stessa illusione di ricchezza materiale. Mutuata dall’uso dei media e delle religioni, ma soprattutto nell’oggi dalla modulazione della paura.

La scomparsa di ogni forma di vera spiritualità, pur ammettendo come questa sia stata usata negli anni per il controllo è polso di questa manipolazione, ma altro e molto peggio è il materialismo (e non si intende qui quello storico, che è metodo d’analisi e non scelta spirituale e filosofico-etica).

STA DI FATTO CHE UNA CULTURA SISTEMICA E DI DIFESA DELL’ESISTENTE FACCIA BRECCIA ANCHE FRA I MIGLIORI, PURTROPPO.

Questo si manifesta in svariate maniere e culmina, nel comportamento dello pseudo-progressismo collaborazionista e nei suoi derivati minoritari di supporto e contorno

Il Piddismo, il pisapiismo, il SeLlismo e certo colabborazionismo pseudo-socialista, così come l’enorme area grigia della politica Il fiorire di aree centriste, più o meno orientate a destra … ed anche il perbenismo grillino, ammantato e travestito da ribellione del nulla fanno parte di questi comportamenti e sono in fondo impastati nella medesima creta, con modulazioni differenti della medesima accettazione di fondo del sistema.

Credere nel cambiamento è altro, camminare sulla sua strada è assolutamente e certamente altro.

Esso deriva da una scelta di fondo, da un’operazione di profonda ridiscussione operata sulla propria stessa esistenza, causando spesso modificazioni profonde della propria stessa vita, abitudini alimentari comprese, atteggiamenti, comportamenti … visione.

Questo s’è detto spesso, io sin troppo forse, ma è questione centrale, se la visione altra non passa attraverso noi, difficilmente potremo superare la dicotomia della programmazione sistemica, ed il nostro “cambiamento” sarà una dichiarazione formale.

Ed è inesorabile, normale e prevedibile che questo gigantesco nodo giunga prima o dopo a trovare il suo pettine.

Essere minoranza è difficile, esserlo filosoficamente e spiritualmente lo è ancora di più, perchè implica il rifiuto delle fascinazioni sistemiche. Troppo semplice ribellarsi al nulla o solamente a parole … si sa VERBA VOLANT … e mai come in questo caso, quando si parli di mondi altri e possibili l’assenza della “pratica” è visibile, palpabile.

In fondo cos’altro fanno se non difendere il proprio ristretto mondo di privilegiati e comodi coloro che chiamiamo politici? Cosa se non accettare il sistema che li favorisce? Ed allora se le cose stanno così quale se non il rifiuto del Sistema è la strada del cambiamento?

S’innoridisce di quel che si è disposti a fare … è forse questa la verità? Dei moralisti domenicali ed hobbystici vedono forse sé stessi nelle perorazioni superficiali e formali di cui sbraitano? E la derisione delle argomentazioni più profonde ed altre che a tratti emergono da questo stesso mondo , non sono forse una forma di esorcismo? Un allontanamento da sé di quel che non si vuole capire ed ascoltare?

Il cambiamento non passa quindi dallo spirito, dall’acquisizione reale di un comportamento altro, da un’etica diversa, da una una nuova morale … ed allora come si giustificano le derisioni d’ogni scelta e percorso alternativo … in difesa, per esempio, della propria bistecca o salsiccia, del proprio apparecchio televisivo, del proprio piacere immediato, del proprio credo calcistico. La giustificazione , per esempio del tifo più o meno calcistico e dell’adesione ad altri fenomeni di distrazione di massa di questa stessa matrice? E sto parlando solo di esempi, perchè l’adesione al sistema è molto più profonda e radicata

Ridiscutersi, quindi, mettersi in dubbio. Accettare l’idea che si possa essere in sé stessi, sbagliati, pur convinti d’essere rivoluzionari.

Accettare che la rivoluzione sia spirituale e passi dentro noi. Questo sì sarebbe una atto rivoluzionario che contribuirebbe ala cambiamento reale.

Accettare il bagaglio greve d’essere minoranza ed eresia, non solo politicamente, che in fomdo è una rappresentazione, ma spiritualmente e filosoficamente. Accettare il rischio del rogo. Perchè non c’è mediazione con il sistema. Esso si difende da chi lo mette in discussione , al minimo espellendolo e privandolo dei “privilegi condivisi e presunti” che l’esserne parte procura.

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Noi qui! Che siam poeti si, ma laterali

che non lasciamo impronte nella storia

non inventiamo metriche

e nuove regole

Noi ! Che non rinnoviamo i contenuti

Cerchiamo solo il senso e un poco il ritmo

cerchiamo solo il dire qualche cosa

Affascinati siam dalla parola e dal potere

che essa contiene … che ha

Noi! Che cerchiamo disperati il nostro dire

che poco si conosce e nessun legge

Noi non compariremo sopra ai libri

nelle grammatiche e sulle antologie

noi non caratterizzeremo il nostro secolo

nessuno citerà nostro passaggio

eppure siamo qui … nel dir parole

e nello scriverle

cercandone poi, comunque, il fascino.

e la cadenza

Noi siamo qui, passati in questo mondo

ne abbiamo scritto e abbiamo detto

pur se non siam citati,

pure se i mostri critici di noi non rendon conto

e non annotano, non ci misurano

parola per parola

trepidanti, cercando comprensione al nostro detto

Noi che restiam dettagli … note a margine

eppure siamo stati … qui

e abbiamo anche imbrattato questi fogli

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Ho dello scritto altissima opinione

della parola rispetto … so che può dire

volendo… sia d’emozioni che di sentimenti

giocando con Empatia e con Verità.

Essa si sa ti può ingannare

o rimirare sè stessa all’infinito

girando attorno al senso … senza significato.

Può dare forma all’odio, narrare l’intolleranza.

Può descrivere dell’anima intuizione

dell’immanente e dell’alto … narrare l’infinito

o quel che umanità riesce a intuire.

Mia madre non mi volle dialettale

mi seguì, donandomi la lingua.

E la parola per me oggi è la vita.

Se non l’avessi sarei morto mille volte

nei mille angoli di questo nostro mondo

dove, io con fatica, son passato.

Mi si perdoni se l’amo e la so usare

non è per vezzo, non guardo il mio ombelico.

Non rimiro me stesso e la mia penna

mi piace, invece, vederla scivolare

o ammonticchiarsi sino a dar senso e forma.

Sino al al Dire, al Descrivere … al Narrare.

Che sia prosa o poesia, poco m’importa

delle parole io ho rispetto … le capisco

Eppure non son uomo d’accademia.

D’intellettualità io non ostento, quel che non sono.

Però , fatemi grazia …

lasciatemi del dire e del narrare il gioco

dario

È morto … è mancato

un altro testimone se n’è andato.

Un guitto sbraitante.

Eppure era un grande sapiente.

Si sedette dalla parte del torto

Accomodandosi … ben più d’una volta.

E restò … lì seduto sì lontano dal tempo

stabilendo il suo passo …sulle assi d’un palco.

Gridando del mondo e se stesso.

Era un guitto sapiente … nno zanni impudente.

È morto chè morire si deve

inseguendo, come sempre, follia.

Il gran dio degli attori

di lui fece una faccia da maschera

facendogli dono dell’immenso potere

d’una grande risata.

Ed egli giocò con la propria arroganza

con se stesso e il suo Ego.

Esponendosi al mondo

ben più nudo d’un verme

come i re cun i quali giocava

e sberleffo e risata

così li denudò sulla pubblica piazza

inchiodandoli all’irridente berlina.

Mentre lui … lì seduto

dell’universo e se stesso rideva

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Di mondi paralleli una collana

d’ipotesi e d’antiche convinazioni

In infiniti spazi senza tempo

l’incomprensibile irride la ragione

I nostri morti tornano …

son qui con noi da sempre

a raccontar la notte

ri-promettendo il giorno

Con l’arroganza della nostra scienza

che infine s’inchina alla creazione.

L’imponderabile ci gioca nel cervello

ridondandosi intorno come se fosse luce.

Il caso gioca, ancora, le sue carte

e mette il Pazzo assieme all’Impiccato

mentre Straripamento accorre su sei righe

Il Ricettivo brilla dentro al suo vuoto interno

e là il Creativo aspetta

con le sue linee dure

ri-raccontando al mondo

d’una antica fiaba, una leggenda

Ed il poeta va

a caccia di unicorni e di emozioni

mentre il musico vi accede per diritto

come il maestro … lui, dell’astrazione

Sopra un moscone vola

e non dovrebbe, ma lui, però, non sa

e lo continua a fare

 

il sole

C’è qualcosa più in là! Non v’è alcun dubbio

l’umanità non può…finire in questa pozza

di sangue e vomito … di rabbia e nausea

Ci dev’essere qualche cosa più in là

o sopra o sotto, anche di fianco sai …

purchè sia lì per consolarci il cuore

ed anche un poco per conservarci l’anima

E non ci importa di dargli un nome ed uncolore

Non ci interessa che abbia una bandiera

Basta che sia qualcosa

per cui valga la pena, che abbia senso

che possa riempire i nostri cuori …

anche per poco, Sì! Anche per sempre

e non solo di odio e di rancore

Qualche cosa che stia più in là

di questi muri … di queste foreste d’antenne

del filo vostro fatto di spine e di cancelli

Qualche cosa che sia dell’uomo e dell’universo

Condiviso ed unito

Diverso ed uguale

Sicuramente c’è io l’ho sentito

dentro di me, mi parla tutti i giorni

eppure … io diverso ed io eguale

e in fondo sempre io … che cosa vale?

Anche soltanto un sogno, una chimera

datemi qualche cosa

che non sia codesta merda e il fumo suo

In questo mondo uguale in ogni giorno

In quest’umanità così confusa … e crudele

In quest’egoismo … In questa competizione

Che gara triste sì, che triste gara…

non c’è premio alla fine

non c’è medaglia …

perchè là dove si deve

alla fine sai si arriva nudi

eppur ve l’ho già detto … ed io lo so

e solo il tuo percorso ha qualche peso ..

se non altro per te

per fare in modo d’addormentarti in pace

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