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Cosa diremo noi d’aver permesso

che alcuno cavalcasse il nostro peggio

per proprio tornaconto e per potere

per l’apparire e la gloria o per un voto

Così d’esporre al mondo  

d’umanità la faccia più crudele

Che delle differenze inventate sul momento

egli facesse scempio

Che si ponesse a guardia

d’una purezza ch’era inesistente

Che s’arrogasse di noi rappresentare

dell’egoismo nostro e la paura

creando confini improvvisati

e costruendo muri fatti di calce, filo spinato e sangue

Cosa diremo noi

raccontando alla Storia nostra vergogna

Che nel silenzio accogliemmo

ogni deformazione … e d’ogni vizio e follia

facemmo incetta o permettemmo il farlo

Acconsentendo, tacendo, che linciaggio

divenisse linguaggio anche dei nostri tempi

Come racconteremo nostri cappucci bianchi

nascosti nelle tasche e dentro al cuore

D’ipocrisia e di croci infuocate,

di forche improvvisate e del razzismo

di queste nostre gabbie

e che fingemmo il non vedere

così spesso

Più d’una volta e sempre

nella spirale ripetute e triste

di questo nostro nostro cammino secolare

Fare poesia con quel ch’è male

e ch’è l’anima nera è assai difficile

le parole s’ingroppano

o fanno resistenza cercando il meglio

di noi … che non si vede, non certo adesso e qui

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Abbiamo sognato … inutilmente

un mondo senza confini

Per scoprir dopo dentro noi …invalicabili

frontiere, muri e guardiole… sentieri di filo spinato

Nell’anima nostra d’uomini chiusi in scatola

cervello e cuore ed anima son li per difendere il possesso

per cimentarci eternamente in quella gara inutile

del gioco più forte e del più furbo

superbi e tronfi del nostro grande nulla

Quello che viaggia oggi senza pagare dazio

è Il Dio Denaro … L’unica cosa che conti

giocar con il potere ed inventar monete

Qui si svendono sogni e speranze

mettendo all’asta persino propria anima

Siamo noi quelli quotati sul mercato

.. spendibili in borsa è la finanza dell’immaginazione

ma solo loro è fantasia e quel che vale altra non pesa …

è solo un’illusione oppur follia … stato di malattia

I numeri veri son quelli del potere

Ogni altro racconto è un’invenzione …

speculazione priva di costrutto

Quello che conta veramente è il loro mondo

la loro descrizione, noi siamo accadimenti

numeri d’una statistica

danni collaterali al massimo

nel nostro cielo campeggia il loro sole

cerchiamo il sogno dentro noi

ch’è ancora vivo … e insieme a lui troveremo ribellione

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Nessuna lacrima per loro

nessuno piangerà la partenza

Son morti

in quel braccio di mare

solo quella sarà per loro

acqua salata

“Chi è morto?”

“Nessuno!”

mentre l’onda ritorna

…e riparte

così come fu

come è

come sempre sarà

Nessun rimpianto

nessuna memoria

nessun cordoglio

solo vuote parole

a ricordarne la fine

un accenno statistico …

numeri

Eppure calcarono il suolo

percorsero il loro cammino

soffrirono e piansero

sputarono a terra

divisero il pane

stesso sangue …

stessa strada

uguale cammino

un passo via l’altro

un respiro via l’altro

come me

come te

come ognuno di noi

Eppure non seppero mai

cosa fosse un diritto

Nessuno piangerà per loro

Nè oggi né mai

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