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Mentre voi ve ne state lì, tutti impettiti
Camicie e cravatte
Con il suono assurdo delle vostre bande
Con le vostre corone di fiori
RICORDATE
Mentre restate lì e vi parlate…di questi nostri morti
NON VI SCORDATE
Ch’erano giovani…certo i migliori di quegli anni
Ch’erano stanchi di gerarchi e pettoruti fanfaroni
Che avevan pianto e subito e poi pagato
In ogni ora, in ogni giorno, in ogni anno
Di quella loro sofferta gioventù.
Voi, che, in fondo, non ve lo ricordate
Che, poi alla fine, non ambireste a ricordarlo
Mai!
Neanche per sbaglio o per distrazione
Voi che, in fondo, ne avete anche paura
STATENE CERTI; NON ABBIATE MAI A PREOCCUPAZIONE
RICORDEREMO NOI
Ch’erano comunisti…proprio tanti
Che c’erano donne, che c’erano ragazzi
Attori, preti, sacristi e liberali
C’era la gente, un popolo in rivolta
Ch’erano antifascisti…tutti quanti
Che hanno creato, col rapido fulgore
D’anime e cuori
I presupposti perché voi foste qui
Non voi! Né noi…loro lo fecero
Con rabbia, con fede,con l’immensa paura
Con l’infinita pazienza
E con la forza di quei lunghi giorni
LORO LO FECERO
Vecchio!
Un’altra ora, un giorno
un mese, un anno
sono andati, passati
finiti, compiuti…un altro passo
un’altra parte del racconto.
Più vecchio!
Ad ogni minuto.
Auguri, auguri…Auguri!
Ma è solo tempo
è percezione d’uomo
nulla è accaduto
che già non fosse scritto
con le mie stesse dita
sulla lavagna antica dell’universo.
Giovane, vecchio
bambino, adulto, anziano
sono parole, soltanto convenzioni
non descrivono il tempo
e soprattutto…
non descrivono noi
che siamo eterne scintille
particelle d’infinito
Non cerco un nuovo volto
né l’invenzione di una nuova immagine
Non voglio un nuovo Dio da adorare
sopra ad un nuovo altare
cerco d’essere tempio, immagine e parte
d’essere uno
Non cerco duci e condottieri
né qualcuno che mi imbocchi le mie idee
Non voglio comandanti da seguire
gloriosi eroi bonari da osannare
cerco soltanto amici, fratelli, compagni
su questo mio percorso, il mio cammino
Non cerco Buddha sornioni a cui inchinarmi
né maestri sapienti d’ogni cosa, che indichino l’ora ed il percorso
Non voglio scorciatoie nè soluzioni d’altri
che mi abbrevino la strada alla mia luce
Cerco la luce stessa, la sola che è per me
il Buddha che ho dentro e mi compete
Non cerco le canzoni, le operette, mille finte partenze
né voglio modulare Cambiamento in mille modi
nulla si ferma, nulla è permanente e non si muove
tutto l’intorno muta, anche se il pazzo imperatore lo trattiene
Sono nel cambiamento che m’avvolge
cerco d’essere l’ onda, non di parlarne
Non cerco te, amor mio, anche se sei la vita
né voglio importi amore e vicinanza
questo è possesso e guasta tutto quanto
Persino nei momenti senza luce…che sono stati tanti
quando l’andare insieme era la differenza con la morte
cerco d’essere amore , perché è del mio ch’io so e mi nutro
Null’altro cerco che non sia vuota forma
che non sia errore, egoismo o distrazione
null’altro c’è da dire…e a lor signori
auguro di riuscire nella cerca d’un santo graal
d’un grande segreto…che sembra essere
per voi, così importante
Forse sto andando a cercarmi guai, ma devo dirlo, sono molto perplesso dall’invenzione di questa nuova definizione, dall’idea stessa di un Nuovo Soggetto Politico di Sinistra.
Per una serie di ragioni, che vanno dalla paternità dell’analisi che ne supporta la proposta, sino alla sua collocazione in quell’area geograficamente così imprecisa, arbitrariamente e logisticamente definita, appunto, sinistra.
Per non parlare del palese assist alla Sinistra Piddina e Sindacale ed a SeL, da sempre occupate nell’eterna ricerca di sé stesse .
La mia perplessità non deriva dal fatto che non esista l’esigenza di questo soggetto e di quest’area ma semmai dall’impressione e dalla convinzione che essa debba nascere da un profondo ripensamento, che questi intellettuali, pensatori d’aree, per altro attempati, riconosciuti, santificati nonchè protagonisti di ben più di una stagione di errori e fraintendimenti, non mi sembrano avere compiuto.
Il loro ragionamento è ancora tutto politichese, esterno ai motivi profondi, pochissimo spirituale. Una ulteriore applicazione di un metodo fallimentare già per altro adoperato da loro stessi, per altro, con il Pd e l’epoca del sogno riformista. Molti di loro erano presenti nei salotti del bel pensiero liberal-democratico sin dai tempi di Uolter l’Africano.
E’ strano constatare come oscillino, fra una riedizione di un neo-liberalismo illuminato ed una nostalgia ricorrente ed incombente d’una sinistra storica in salsa marxiana.
Le parole sono sempre le medesime e le argute analisi pure così come l’economicismo dal quale mai si è riusciti a liberarsi.
Tutta l’esperienza dei movimenti, dei referendum che ci hanno dimostrato sin troppo chiaramente come, ormai, la questione non sia sugli schieramenti o su una collocazione più meno sinistorsa, come non ci siano più bandiere da raccogliere e slogan da riproporre, ma semmai contenuti e linguaggi da inventare…bhe viene omessa o ri-filtrata da una presunta appartenenza d’area a quella stessa sinistra che per anni innumerevoli non l’ha affatto compresa.
Appare come un tentativo di ricondurre all’ovile le pecore scappate…prendendo anche quelle che non sono mai appartenute quel pastore. Una riproposizione, per altro ennesima, di ottime intenzioni, una vaga promessa di fare muro contro la devastazione. Il tutto appoggiando il cappello su di un’area che si capisce pochissimo.
Mi perdonino gli amici del manifesto, gli intellettuali conseguenti ed i sindacalisti a tempo pieno che inseme loro si sono inventati il nuovo polo…il nuovo soggetto politico, bypassando la democrazia diretta e riproponendo un nuovo rapporto di delega…però garantito…davvero mi scusino se non mi fido.
Ho visto questa tendenza ad appoggiar cappelli troppe volte nella mia vita.
Li vorrei richiamare ad una frase di Terzani che diceva che la prossima rivoluzione sarebbe stata senza alcun dubbio spirituale o ad una di Gandhi che invitava ad essere il cambiamento che si voleva attuare.
Io non lo vedo proprio questo nel nuovo polo, il nuovo soggetto mi appare come una pia esigenza, proposta da persone assolutamente dedite, nelle loro pratiche, all’adorazione del Mostro Pragma. Personaggi che ragionano ancora a compartimenti stagni, separando la propria spiritualità (di cui non si parla) dalla pratica quotidiana della democrazia e che, soprattutto non hanno fatto, in alcun modo, i conti con sé stessi. Un gruppo di persone che si affida ancora alle argute analisi di un cerchio ristretto di avanguardie intellettuali di buona volontà e di ottime intenzioni (come garantite?) per descrivere una realtà che vorrebbero ricondurre ancora e sempre ad un simbolo elettorale. Il loro!
Questo non è di per sé una cosa terribile, anzi, ma non rappresenta il nuovo soprattutto sembra non voler ascoltare, se non strumentalmente, il diffuso desiderio di democrazia diretta e di controllo democratico dal basso , riproponendo la politica nel suo stile più tradizionale.
La smetto qui, conscio d’essermi andato a cercare mille complicazioni fra i miei amici, che nella stragrande maggioranza hanno riposto la loro speranza, sempre in cerca di un luogo dove appoggiasi e prosperare, in questa nuova alba…che a me appare un poco crepuscolare.
Mi perdoneranno ma io oggi credo che il nuovo debba essere nuovo davvero, e ripongo questa speranza nei movimenti e nella loro naturale evoluzione e non nell’astuzia di un gruppo di attempati politici a fine carriera, che sono maestri nell’adoperare le prole
Credo che essi, i movimenti, sapranno inventarsi da soli e mutuo, in questo senso, una frase di Grillo come citazione. Grande Vecchio ed ispiratore di un movimento che pur con tutti suoi limiti e difetti…questa strada, intuita dai nostri super-intellettuali, la pratica da tempo, quando dice che M5S non sta né a destra né a sinistra, ma sopra. Il che è esattamente quello che si deve avere il coraggio di fare senza nostalgie e richiami, senza bandiere risollevate e ridipinte, senza rintanarsi nel ricordo di una rivoluzione interrotta, di una cultura svenduta e nell’assenza dalla descrizione di una spiritualità, presente, ma mai discussa.
Sicuramente i movimenti, anche il suo stesso, sapranno andare sopra anche a lui e meno male, ma lo faranno senza dividersi in tifoserie avverse, ma scoprendo la strada dei contenuti e dei significati e, fra i più importanti quello delle parole Civiltà e Progresso. Senza rinunciare a partire da sè, dagli individui che li compongono…che finalmente verificheranno nei propri comportamenti, nelle pratiche quotidiane e nelle proprie relazioni quel che dicono a parole.
Realizzando senza nemmeno bisogno di profeti e di teorici la semplicissima relazione tutta spirituale e profonda d’essere davvero il cambiamento anziché parlarne e descriverlo in continuazione.
E’ notizia ormai quotidiana, la disperazione con la conseguente esplosione di paura e follia che viene seguita dal suicido. Un assurdo, disumano centellinare, un ricorrere di gesti ultimativi.
E’ strano come quando le eterne Cassandre li prevedevano venissero accusate d’ogni nefandezza, dal disfattismo al terrorismo ideologico…eppure questi suicidi sono la logica ed ovvia conseguenza di una serie di comportamenti tesi a provocarli. Non gesti estremi, di persone deboli ed incoscienti dunque, ma una condizione oggettiva atta a crearne le premesse.
Riporterò qui sotto alcune citazioni estrapolate dalla rete.
“Alla presente vasta sovrappopolazione, attualmente ben al di sopra della capacità portante della Terra, non si potrà rispondere con riduzioni del tasso di nascita attraverso contraccezione, sterilizzazione ed aborto, ma solo con la riduzione del numero di persone attualmente viventi. Questo dovrà essere fatto con qualunque mezzo”
Initiativa delle Nazioni Unite ECO-92-list 2008 EARTH CHARTER Leggi il seguito di questo post »
abbarbicati al tempo
ed elemosinando un giorno
alla speranza
strade e vicoli
da cui non c’è ritorno
son senza uscita
forse sbagliato certo
però quella paura
chiude gli occhi
ferma il cuore
sospende il tuo respiro
e vedi solo buio, solo disperazione
solitudine poi anche il silenzio
solo parole nulle… fatte di circostanza
che tu ti senti attorno
quelle non fanno vita
ma disperatamente…vuoto
interrotta la collana del tuo tempo
dispersi i grani al tuo rosario
persa la strada al pane
e poi non ti capiscono
eppur giudicheranno
ti insegneran morale
da case calde e tavole imbandite
Loro! Con tutti i loro giorni
legati alla certezza
Loro con sicurezza
di una nuova alba, del giorno dopo
loro che non lo sanno
che poi non proveranno che vuol dire
guardare i figli tuoi e non sapere
cosa sarà domani…
molti descriveranno,
racconteranno, molti ne parleranno
però da lì al capire
ci sarà sempre il mare
del tuo dolore…della tua solitudine
dopo ricorderanno, e parleranno
ma sarà sempre dopo…
tutto inutile
saggezza d’uomini…
retorica imbecille