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Son piccoli … quei passi, che compie civiltà
Uno va avanti e tre tornano indietro
Flusso e riflusso sì, come un respiro della Storia
ansito di coscienza mentre lo spirito, permane lì!
Sin troppo spesso immoto, fermo e non cresce
Eppure lo sappiam, cresce da dentro
quello che conquistammo nasce in noi
Piccoli passi che quasi non li vedi
però li senti, attorno …
Oppure c’è il silenzio ed è l’assenza, il vuoto
silenti anime così incoscienti e stolte
torna barbarie e stupida arroganza
Sinchè tu riconosci antiche ruggini
foruncoli vecchi e purulente piaghe
che l’uomo porta in sé e che poi espone
quasi che fossero assolute verità
E impone il suo passato e le paure
le antiche e stupide visioni che ha
di quel che è vero e giusto e sacro
che chiama tradizioni … dice radici
Ma è solo Civiltà che torna indietro
Come nella risacca il rifluire
che appiana e che cancella
quello che è stato scritto sulla sabbia
Solo nell’anima si cela quel che vale
perchè l’ho detto! Viene da dentro
quello che conquistammo
Quegli occhi che vedon ben altro
lanciati oltre il limite stolto
di angusti e sparuti confini
di linee tirate a righello da uomini antichi
rinchiusi coi topi … in case blindate
serrate d’astuzia e egoismo
Quegli occhi che vedono altro
sfondando il muro del sogno
toccando realtà … con mani tremanti.
Cambiare comincia da lì
da quel che si vede … e non credi
da quel ch’è al di là dell’osare.
Morali bigotte e regole scritte col sangue
dei molti che dire non seppero … Sì!
Nei roghi sfumati nel tempo
che bruciano ancora le carni
d’eretici e vecchi ribelli
E di donne che dissero al mondo ignorante
d’un loro potere segreto.
Son occhi che guardano indietro
che vedono avanti, nel gioco d’un tempo gaglioffo
E torna e ritorna … non è mai andato via.
E vedi che scorre, che fluido si snoda
il fiume di questo racconto … né fine né inizio
Quel che io credo
è cosa che si muove
scivola … e cresce
nel cambiamento intrisa
vedi essa si muta e trascolora
Sì come un’onda quando vaga e torna
mormorandoci un canto
Può cambiar nome
attraversando gli anni
e i giorni e i tempi
e modi … e mode
Però quel suo profumo
intenso ti permane
Non ha bandiere
anche se prende parte
nasce giù … dove il fango ed il sudore
eppure s’alza quasi a riempire il cielo
ed è ricchezza pur non essendo roba
Molti nomi gli han dato e li rifugge
chè libertà l’ intesse la colora
d’ogni generazione attende il passo
Ognuno poi racconta come sa
con le parole che conosce e può
ed il potere ne teme in ogni aspetto
Oggi è lo zanni ma poi si fa sapiente
e saggio, e Bhudda … domani sarà
eretico farneticante o pazzo
e ancora, canta, recita
balla ed imbratta tele
Son qui che vivo
ed io del suo sentore mi ubriaco
Del calore del magma …della voce del vento
del sospiro sospeso e il rumore stranito d’una grande foresta
della terra e del seme e del tempo che passa
Nell’andare e venire del mare
Nella furia mortale dell’onda
nella rabbia improvvisa del cielo
Nelle nuvole gonfie di pioggia
o sbiancati ciuffetti in un ala di brezza.
È la madre, è la Dea
Non può esserci solo il maschile
La vita che scorre, un bimbo che nasce
nel seme interrato che cresce
nel sesso e l’amore donato … desiderio e pienezza
Un racconto narrato da voci di donna
non scritto d’antica saggezza compiuta negli atti
Un esempio che è vita … una vita ad esempio
(La scultura raffigurata è di Francesco Uccheddu)
Quello che posso … che voglio augurare
è che l’onda vi colga cambiando insieme a voi
l’intorno e il dentro
perché nulla si muta quando l’anima tace
Vi sia propizio il passo e che s’impari
sì dal bello ed il brutto così come il difficile
che è comunque sempre quel che ci tocca
che in ogni passo fatto noi cresciamo
Che lo spirito vostro cerchi gioia
guardi passando e nel frattempo viva
Quel che vi voglio dire è Buona Vita
che dell’augurio rituale da me farete senza
Quel di cui sto scrivendo è un’altro anno
qui, sulla porta e lo vivremo insieme
cercando sempre il nuovo … il bello ed il civile
si che l’umanità s’appresti a un altro passo
Non bastan chiacchere e sogni
Non bastano parole ed i ricordi
Non servono d’ipocrisia equilibri
Nè le canzoni d’un falso cambiamento
Non basta descrizione d’anime vuote
e comode magioni ed ottimi pasti
Nè stanchi portatori d’intelletto
e spacciatori di pensiero autorizzato.
Non servon cantori d’altri mondi
fatti di carta dorata e di speculazione
che poi sono gli stessi
che sempre rivedemmo attorno a noi
No! Non bastano davvero le illusioni
ed i racconti ben tenuti
ed infinitamente accarezzati dal potere
Non basta un guitto travestito da ribelle
Nè i camerieri fedeli del potere
L’inganno naviga e ci fluttua attorno
con la sua musica ci avvolge e ci cogliona
facendo di noi quello che siamo
Si rompa la cortina
Si affronti il mostro
Di consapevolezza han fatto incetta
la svendono in confezione propaganda
Se l’anima tace … più nulla è sufficiente
tutto diviene delusione e inganno
Ascoltare il silenzio è buona cosa
che coglierne il respiro fa imparare.
Ed imparar si deve, che cambiamento è vita
ch’è quotidiana scelta e non retorica
Che modificazione sta nel comportamento
d’umanità che sta fronte a se stessa
Da quei rapporti d’ogni giorno
e dal potere che vi passa dentro
dalla corsa che non fai
dallo schiaffo che non dai
dal tuo rifiuto al compulsivo consumare
da quella volontà d’essere vero e di pensare
Dico quel che dico perchè scelsi … un giorno
d’essere quello che sono … esattamente
Ed ora e qui vi parlo e mentre penso … scrivo
di quel che è sogno che è anche quel ch’io credo
Lo costruii nel tempo con il passar degli anni
lento e fatale scorrere di questi miei minuti
scoprendone il racconto passo a passo
giorno per giorno che ancor non ho finito
goccia su goccia non smetto d’imparare
non è concesso il fermarsi in questa vita
Lo stupore e il canto ed il terrore
con la paura e insieme lo sconforto
d’ogni risvolto io bevo
comunque e sempre avvolto
che sia chiaro od oscuro … che sia gioia o dolore
Son qui scrivendo cercando la saggezza
e non m’accorgo quand’essa passa accanto
perchè come quei molti che sempre un po’derido
Io sono cieco e stolto supponendomi poeta
Io che non compaio che non son letto
che nessuno ambisce a pubblicare
Pensando a questi anni e al loro segno
Dotti e sapienti certo non cercan me
e le parole volano e si perdono
inutilmente scritte pensate per il nulla
Di mondi paralleli una collana
d’ipotesi e d’antiche convinazioni
In infiniti spazi senza tempo
l’incomprensibile irride la ragione
I nostri morti tornano …
son qui con noi da sempre
a raccontar la notte
ri-promettendo il giorno
Con l’arroganza della nostra scienza
che infine s’inchina alla creazione.
L’imponderabile ci gioca nel cervello
ridondandosi intorno come se fosse luce.
Il caso gioca, ancora, le sue carte
e mette il Pazzo assieme all’Impiccato
mentre Straripamento accorre su sei righe
Il Ricettivo brilla dentro al suo vuoto interno
e là il Creativo aspetta
con le sue linee dure
ri-raccontando al mondo
d’una antica fiaba, una leggenda
Ed il poeta va
a caccia di unicorni e di emozioni
mentre il musico vi accede per diritto
come il maestro … lui, dell’astrazione
Sopra un moscone vola
e non dovrebbe, ma lui, però, non sa
e lo continua a fare
C’è qualcosa più in là! Non v’è alcun dubbio
l’umanità non può…finire in questa pozza
di sangue e vomito … di rabbia e nausea
Ci dev’essere qualche cosa più in là
o sopra o sotto, anche di fianco sai …
purchè sia lì per consolarci il cuore
ed anche un poco per conservarci l’anima
E non ci importa di dargli un nome ed uncolore
Non ci interessa che abbia una bandiera
Basta che sia qualcosa
per cui valga la pena, che abbia senso
che possa riempire i nostri cuori …
anche per poco, Sì! Anche per sempre
e non solo di odio e di rancore
Qualche cosa che stia più in là
di questi muri … di queste foreste d’antenne
del filo vostro fatto di spine e di cancelli
Qualche cosa che sia dell’uomo e dell’universo
Condiviso ed unito
Diverso ed uguale
Sicuramente c’è io l’ho sentito
dentro di me, mi parla tutti i giorni
eppure … io diverso ed io eguale
e in fondo sempre io … che cosa vale?
Anche soltanto un sogno, una chimera
datemi qualche cosa
che non sia codesta merda e il fumo suo
In questo mondo uguale in ogni giorno
In quest’umanità così confusa … e crudele
In quest’egoismo … In questa competizione
Che gara triste sì, che triste gara…
non c’è premio alla fine
non c’è medaglia …
perchè là dove si deve
alla fine sai si arriva nudi
eppur ve l’ho già detto … ed io lo so
e solo il tuo percorso ha qualche peso ..
se non altro per te
per fare in modo d’addormentarti in pace
Anime sparse … camminano
riempiendo il largo … invadendo lo stretto
scorrendo su strade e piazze … alla ricerca
di quella luce che s’inventarono
per ritrovar la strada quand’erano lontane
D’antichi libri e polvere e vecchie parole
sempre le stesse … con le medesime storie
sempre quelle.
C’illusero d’essere unici
ci fecero individui originali.
Noi che eravamo branco
ci ritrovammo soli
e ci dissero … inimitabilmente unici
e ci narrarono la medesima favola
uguale per tutti … ma uno ad uno.
ad ognuno convincendo d’essere il solo
l’unico che l’ascoltasse … ed il migliore
e ci divisero per stabilir per sempre
chi fosse il più forte … chi avesse il potere
ed ora vaghiamo cercando soluzioni
dimentichi d’essere noi, prigionieri dell’Io
anime sperse che cercano un posto
un luogo … una magione avita dove poter sostare
noi che potremmo, noi che siamo nel tutto
noi che siamo parte d’un infinito amore
noi che dimentichiamo … noi che ignoriamo
noi che ci siam perduti …
e loro che ci han guadagnato