You are currently browsing the monthly archive for settembre 2012.
Chi siete voi per narrarmi il vostro Dio…
Pretendendo di conoscerne i dettami…
Lui vi ha telefonato?
Interpretando i libri a vostra grazia
Peccate di superbia!
Del peccato…poi…cosa sapete voi per definirlo
Cosa so io…?
Quante parole conoscete, poi, per farne immagine
Di chi non potrà mai esser descritto
Di chi è al di là d’ogni parola d’uomo
Voi avete il vostro Iddio…ed è sempre degli eserciti
Di Lui glorificate un solo aspetto
Di Lui negate mille e mille nomi
Con quella fiaba che ancor ci raccontate…
D’un Satanasso in giro per il mondo
Per far disastri ed indurci in tentazione…
Chi mai l’avrà mandato?
Egli è diverso da ogni immaginazione
Infiniti colori
Quell’altro invece… è solamente un impiegato
Voi, che prendete vite
poi avete pretese a giudicare
Uno dei nomi suoi è misericordia
Il bene poi…è soprattutto scelta
Che quotidianamente si rinnova
È tutta personale
Che avete scelto voi che v’arrogate?
Voi…che stringete cupidi stò mondo
Quasi che fosse vostro
Di quanto siete più figli di Dio
Per trattenerlo all’infinito in vostre mani?
Per poi decider voi di guerra, fame e sorte
Voi…noi…io…figli dell’egoismo
Con questa rabbia, poi, che monta dentro
Che è peccato
Che m’allontana ancora da quell’ultimo destino
Ma che ricade e poi va ad ammorbidire
feconda e fertilizza dura terra
Così come con voi…fratelli…
compagni…disperati
Voi che intuiste, sentendovi vicini dal di dentro
Per condivisione, istinto
per senso della musica e del ritmo
Per tolleranza
voglia di tenerezza…di pace…
Per senso di giustizia
La religione è l’oppio ma la conoscenza è il sale
Ma è nello spirito che senz’altro sta il motivo
Questa è un piccola scheggia della mia follia
Su…ora ditemi di voi
Son mille aspetti di un medesimo motivo
E mille fonti della stessa acqua
Mille acque diverse
ma da una sola fonte
Noi ne cogliemmo soltanto un’intuizione
e ne carpimmo solo un’infima allusione
Ma noi ne descrivemmo
pur con le misere parole
di quelle mille lingue
ch’ erano nate dai giorni di Babele
Noi! Che non capimmo…
noi ne scrivemmo
Attribuendone a Lui l’ispirazione
E poi innalzammo i mille libri a baluardo
Facendo verità di un’illusione
Poi noi ne parlammo…
E dividemmo e giudicammo
Nel nome di chi mai non comprendemmo
Ed inventammo mille gerarchie
E rivestimmo alcuni, d’oro, raso e seta
cercando inutilmente una sua immagine
Noi che scolpimmo idoli…
Noi che attribuimmo al tuono la Sua voce
Noi che immaginammo un mondo piatto
con il sole che girava attorno a noi
Ed ancor oggi, come ieri e sempre
adducemmo sgangherate croci
Ed intessemmo bianchi drappi
Componemmo complicati mantra
Ci ricoprimmo il capo
Ed appoggiammo scialli sulle spalle
Ci imponemmo regolamenti alimentari
Poi noi pregammo su pergamene avvolte
E ci inchinammo su splendidi tappeti
Rivolti a santi luoghi che costruimmo noi
E ci lavammo
e ci sporcammo il capo con la cenere
Questo ed altro facemmo
Fu poi così che noi giustificammo
Le nostre sante guerre
Invocando il nome Suo a sommo sacrificio
Per motivare le torture e i roghi
Prendemmo la vita in nome Suo
Prendiamo la vita in nome Suo
Prenderemo la vita in nome Suo
Ma a nulla questo è valso
Poiché non intuimmo
Altro che l’orlo sporco del suo vestito
Ed anche ammesso che ci sia, per noi , un retaggio
Che noi si sia i suoi figli e non il suo peggior malanno
Cosa aspettiamo ancora per dar testimonianza
Di questa nostra incredibile ignoranza
Noi bimbi stupidi
ognuno ha avuto in dono un pezzo di quel puzzle
Ma noi gridiamo…
” il mio è il più importante”
“ Il mio l’unico vero” …
” quel che tu hai è solo una menzogna “
noi stupidi
noi ignoranti ed assassini
che almeno questo lo potremmo fare
per ricomporre quei pezzi in un disegno
ma noi passiamo il nostro tempo a urlare
nell’universo tutto
l’immensità e il rimbombo
di questa nostra tremenda solitudine
ma sono mille i volti di un solo concetto
mille gli aspetti di un’unica intuizione
Ho appoggiato a terra il mio fucile
Ho detto basta
Più io non giocherò
in questo orrendo gioco
LIBERTÀ DURATURA…
VENTO NEL DESERTO…
PIOMBO FUSO…
ODYSSEY DAWN
comunque voi chiamiate
quel ch’è massacro…
son solo nomi
Però la stessa storia
solo parole che fan rumore
senza significato
vuote…senza concetti
senza nessun pensiero
canti di morte
Libertà da chi e perchè
per chi…quando e da cosa
Come le armi che non trovaste mai
come la gente che giuraste di difendere
una menzogna
Cosa vuol dire ciò
se gli occhi miei son chiusi, come il mio cuore
Se tu mi parli ed io non ti capisco
Se parlo io e tu più non m’ascolti
Ma ho già poggiato a terra il mio fucile
Ora ho le mani libere…
posso toccarti
so fare un passo avanti
Guardo il tuo viso e vedo
finalmente
lo stesso volto mio
nel tuo specchiarsi
Io con le mani mie posso curare
Del corpo tuo le offese
ed anche del mio
Ci incontreremo un giorno…sì…
e parleremo!
Al di là del grande muro del silenzio
molto oltre questo oceano di dolore
Ci incontreremo…noi…
e discuteremo
smessa, finalmente, ogni retorica!
Superiori, noi saremo
Liberi…persino dal bisogno
Senza finzioni, ci diremo tutto
soltanto per parlare, per andar dentro
per ascoltare infine, per capire
Noi ci racconteremo quello che fummo
che siamo e che saremo
Parleremo di noi…e del percorso
di quello che davvero abbiamo fatto
lo metteremo in luce
Di quella vita ed anche di ogni altra
Senza stanchezza, invidia…senza dolore
Senza più gelosia, senza mezzucci e trucchi
Noi lì ci incontreremo…un giorno…
E parleremo
c’è un sogno fatto di cristallo
Un mondo nuovo e bello
dai mille colori
Nel buio dietro ai tuoi occhi
c’è quella porta che va al di là
dove gioca solamente fantasia
tutto è
dietro ai tuoi occhi
C’è quella strada
che porta dentro al sogno
Ai mille mondi
infinita conoscenza
Dietro alle tue palpebre sai…
tutto è possibile
Non ci sono cartelli
Non esistono divieti
Quanti i tuoi mondi…
che non ti sembra vero
Eppure sono metà della tua vita
Tu non temere
non aver mai paura
di ciò che vedi
con la coda del tuo occhio
È un’intuizione
gocce di verità
Incomprensibili visioni
Sopra dentro e fuori da noi
Eppure al nostro fianco
Ingoiare il proprio orgoglio e accettare l’umiliazione per bisogno, può essere propedeutico per lo spirito e rafforzare l’anima, ma fa male, quanto una frustata, molto più di uno schiaffo e di uno sputo, che pure hanno un significato simile.
La colpa di questa “società” e di questa “cultura” è quella di avere facilitato il ritorno delle condizioni nelle quali si verifica la possibilità de ricorrere di questo rapporto, basato sulla prevaricazione.
Non dovrebbe, mi chiedo, essere compito di una civiltà avanzata il rimuovere le ragioni che muovono l’abuso e la prepotenza? Non si misura, forse codesta civiltà dalla sua tendenza alla creazione di felicità diffusa e di benessere?
È poi così vero che l’essere umano è competitivo e naturalmente predisposto allo spadroneggiare?
Oggi si spinge verso una società dove il bisogno diventi ragione di contrattazione, dove cioè si facilitino le condizioni dello sfruttamento dell’uomo su l’uomo. Perdendo il rispetto della valenza umano dell’altro non potremo che avviarci, desolatamente, verso un nuovo evo medio, culturale, spirituale e quindi sociale. La pochezza e lo scarso spessore dei carismatici, denota tutta la miseria delle motivazioni dell’intera umanità.
Il vero compito del progressista e di uno spiritualista è, a mio umilissimo parere, intervenire su queste condizioni. Qualsiasi mediazione o compromesso che non parta dal significato della fratellanza ed uguaglianza fra gli esseri viventi è un passo indietro. Questa acquisizione ha un aspetto spirituale profondo che persino il marxismo nega o sorvola, ponendosi, di fatto, dalla parte di coloro che sostituiscono la classe al potere senza modificarne il rapporto e la struttura ultima.
Senza una discussione dei rapporti di potere fra gli esseri viventi non vi è reale cambiamento di paradigma.