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Non ti riconosco e non capisco più
eppure ti sono stato accanto e dentro
Insieme a te negli anni
Ti guardo e non ti vedo
e nemmeno riesco a leggere
quel che tu scrivi … e dici … e fai
Sei me … di te io sono parte
questo lo so, stessa sostanza
eppure sempre più mi sembri aliena
Forse son gli anni miei, a pesare
forse stupidità e stoltezza …
o l’ignoranza, certo
ma non ti riconosco
e sempre più mi fugge il senso vero
di quello che tu fai,
di quello che dimostri e fai vedere
della tua Civiltà voltata indietro
del retrocedere
che come gambero imponi al tuo cammino
del senso ultimo di quel che attraversiamo
umanità dolente e condannata
Poverà umanità a testa voltata
fronte a guardar la schiena ed il tuo culo
Trasciniamo le nostre carcasse
per le piazze d’un mondo
che stolto ripete
soltanto sé stesso
in un gioco di specchi e richiami
Il racconto si fa citazione
ripetendo noiose parole svuotate dal senso
Anche i libri più sacri
alla fine son solo monnezza
altari dorati della supponenza
La voce rimbalza e rimane soltanto
il rumore del nulla,
il vuoto di chi si ripete
Non c’è pessimismo né gioia
non c’è depressione o euforia
le parole son sempre le stesse
girate, spalmate, rimesse in file ordinate
Non diciamo più nulla da anni
eppure riempiamo l’intorno del nostro brusio
Mentre gli anni ci passano addosso
da una parte il potere … dall’altra follia
i ragazzi si giocan la vita
dentro a reti sottese nel vuoto
dentro a stadi riempiti
in ricerca di un filo dorato
Nuovi miti inventati al momento
venduti al discount della vita.
Il pianeta, correndo nel cosmo
scrollerà prima o dopo il suo parassita
È inutile parlarvi, voi non ascolterete
le orecchie piene del mormorio di fondo di questo,
che è il vostro sistema
Non darete attenzione a quel che dice
un visionario sciocco, uno spostato
Che alla “Robba” vostra non dona alcun valore
Ad uno che sa e che ve lo dice
che nudi siamo nati e nudi moriamo
Non porteremo niente
di questa dimensione dentro all’altra
nulla che non sia il nostro racconto …
come vivemmo
cosa narrammo nel nostro cammino.
È inutile lo scrivere … che voi
che noi, non leggeremo mai,
rapiti, come siamo da immagini parlanti
che dicon tutto, ma non raccontan niente
che servono soltanto per affolar le menti
di luccichii e di falsi messaggi
Tempo perduto … questo delle parole
Tempo buttato, disperso dentro al vento
scritto sopra la sabbia al bagnasciuga
Eppure sono qui, con la mia penna
battendo sopra ai tasti
pur senza emetter suoni
son qui dicendo cose inutili
e coltivando … assurda
la speranza che voi stiate a sentire
Mi han derubato dei sogni perduti
della mia vibrazione argentina e squillante
son orfano di quelle speranze
infrante su quello che è umano
su quel ch’è normale
su quel che la gente s’aspetta … che vuole
sui bisogni inventati … sulla roba e sui soldi
Partimmo superbi il mondo a cambiare
noi restammo gli stessi, però.
Intrisi e inzuppati di quel che c’avevan passato
dei loro valori che noi contestammo
bevendoli assieme … e cambiando negli anni
Dei molti partiti mi vedo d’intorno
altrettanti fermati e silenti
Così … rassegnati, convinti da questo sistema
qualcuno alla gogna, ma pochi
qualcuno, ancor meno, ch’è morto su un rogo.
Son pochi però che sono rimasti com’erano allora
e non parlo soltanto d’idee ma del suono dell’anima
del senso, del vero motivo
di quel che vedemmo al di là della nebbia
Tristezza? Non credo!
Delusione e mestizia, non fanno per me
ho vissuto e sto ancora qui … e rido e gioco
e bevo, se ho sete, sia vino che birra.
E vedo … si vedo, scusatemi tanto
al di là di quel che noi siamo, purtroppo
comunque comincio da me
Cosa diremo noi d’aver permesso
che alcuno cavalcasse il nostro peggio
per proprio tornaconto e per potere
per l’apparire e la gloria o per un voto
Così d’esporre al mondo
d’umanità la faccia più crudele
Che delle differenze inventate sul momento
egli facesse scempio
Che si ponesse a guardia
d’una purezza ch’era inesistente
Che s’arrogasse di noi rappresentare
dell’egoismo nostro e la paura
creando confini improvvisati
e costruendo muri fatti di calce, filo spinato e sangue
Cosa diremo noi
raccontando alla Storia nostra vergogna
Che nel silenzio accogliemmo
ogni deformazione … e d’ogni vizio e follia
facemmo incetta o permettemmo il farlo
Acconsentendo, tacendo, che linciaggio
divenisse linguaggio anche dei nostri tempi
Come racconteremo nostri cappucci bianchi
nascosti nelle tasche e dentro al cuore
D’ipocrisia e di croci infuocate,
di forche improvvisate e del razzismo
di queste nostre gabbie
e che fingemmo il non vedere
così spesso
Più d’una volta e sempre
nella spirale ripetute e triste
di questo nostro nostro cammino secolare
Fare poesia con quel ch’è male
e ch’è l’anima nera è assai difficile
le parole s’ingroppano
o fanno resistenza cercando il meglio
di noi … che non si vede, non certo adesso e qui
Quello che posso … che voglio augurare
è che l’onda vi colga cambiando insieme a voi
l’intorno e il dentro
perché nulla si muta quando l’anima tace
Vi sia propizio il passo e che s’impari
sì dal bello ed il brutto così come il difficile
che è comunque sempre quel che ci tocca
che in ogni passo fatto noi cresciamo
Che lo spirito vostro cerchi gioia
guardi passando e nel frattempo viva
Quel che vi voglio dire è Buona Vita
che dell’augurio rituale da me farete senza
Quel di cui sto scrivendo è un’altro anno
qui, sulla porta e lo vivremo insieme
cercando sempre il nuovo … il bello ed il civile
si che l’umanità s’appresti a un altro passo
Non bastan chiacchere e sogni
Non bastano parole ed i ricordi
Non servono d’ipocrisia equilibri
Nè le canzoni d’un falso cambiamento
Non basta descrizione d’anime vuote
e comode magioni ed ottimi pasti
Nè stanchi portatori d’intelletto
e spacciatori di pensiero autorizzato.
Non servon cantori d’altri mondi
fatti di carta dorata e di speculazione
che poi sono gli stessi
che sempre rivedemmo attorno a noi
No! Non bastano davvero le illusioni
ed i racconti ben tenuti
ed infinitamente accarezzati dal potere
Non basta un guitto travestito da ribelle
Nè i camerieri fedeli del potere
L’inganno naviga e ci fluttua attorno
con la sua musica ci avvolge e ci cogliona
facendo di noi quello che siamo
Si rompa la cortina
Si affronti il mostro
Di consapevolezza han fatto incetta
la svendono in confezione propaganda
Se l’anima tace … più nulla è sufficiente
tutto diviene delusione e inganno
Ascoltare il silenzio è buona cosa
che coglierne il respiro fa imparare.
Ed imparar si deve, che cambiamento è vita
ch’è quotidiana scelta e non retorica
Che modificazione sta nel comportamento
d’umanità che sta fronte a se stessa
Da quei rapporti d’ogni giorno
e dal potere che vi passa dentro
dalla corsa che non fai
dallo schiaffo che non dai
dal tuo rifiuto al compulsivo consumare
da quella volontà d’essere vero e di pensare
Noi qui! Che siam poeti si, ma laterali
che non lasciamo impronte nella storia
non inventiamo metriche
e nuove regole
Noi ! Che non rinnoviamo i contenuti
Cerchiamo solo il senso e un poco il ritmo
cerchiamo solo il dire qualche cosa
Affascinati siam dalla parola e dal potere
che essa contiene … che ha
Noi! Che cerchiamo disperati il nostro dire
che poco si conosce e nessun legge
Noi non compariremo sopra ai libri
nelle grammatiche e sulle antologie
noi non caratterizzeremo il nostro secolo
nessuno citerà nostro passaggio
eppure siamo qui … nel dir parole
e nello scriverle
cercandone poi, comunque, il fascino.
e la cadenza
Noi siamo qui, passati in questo mondo
ne abbiamo scritto e abbiamo detto
pur se non siam citati,
pure se i mostri critici di noi non rendon conto
e non annotano, non ci misurano
parola per parola
trepidanti, cercando comprensione al nostro detto
Noi che restiam dettagli … note a margine
eppure siamo stati … qui
e abbiamo anche imbrattato questi fogli
Ballando sopra al baratro
stolti, superbi … assenti
incauti perigliosi … nell’intorno silente
E’ il ballo dei dementi al convegno dei pazzi
il racconto è deformato … non se ne afferra il senso
l’importante è si creda alle nenie del potere
Torre di Babele … confine della sapienza
sordi, ritardati, scatole d’incoerenza
tutti parliamo assieme smuovendo solo l’aria
pulpiti d’ignoranza altri pensan per noi
imboccandoci la vita ci insegnano la strada
armandoci la mano vestendoci da crociato
giocandoci la partita sino all’estremo limite
silenzio cerebrale mozziconi di pensiero
non serve per ballare conoscere la canzone
come buratti danzano sull’orlo della vita
balliamo intorno al baratro e non sappiamo perchè
Un piede posto è in fallo!Dentro allo stesso nulla
senza guardarci attorno! La mente ottenebrata
accompagnati all’ara bestie sacrificali
applaudendosi il sangue santificano l’assassino
vuoto della coscienza … anime silenziate
un cristallo scompone il senso delle cose
rimandandoci musica a nascondere verità
Forse c’è un messaggio
in una bottiglia vuota d’un mare senza approdo.
La marionetta danza e danza il burattino
Cadono le città crollando sulle mura
interi imperi crollano e muoion gli imperatori
solo il sapiente osserva dall’orlo di conoscenza
È morto … è mancato
un altro testimone se n’è andato.
Un guitto sbraitante.
Eppure era un grande sapiente.
Si sedette dalla parte del torto
Accomodandosi … ben più d’una volta.
E restò … lì seduto sì lontano dal tempo
stabilendo il suo passo …sulle assi d’un palco.
Gridando del mondo e se stesso.
Era un guitto sapiente … nno zanni impudente.
È morto chè morire si deve
inseguendo, come sempre, follia.
Il gran dio degli attori
di lui fece una faccia da maschera
facendogli dono dell’immenso potere
d’una grande risata.
Ed egli giocò con la propria arroganza
con se stesso e il suo Ego.
Esponendosi al mondo
ben più nudo d’un verme
come i re cun i quali giocava
e sberleffo e risata
così li denudò sulla pubblica piazza
inchiodandoli all’irridente berlina.
Mentre lui … lì seduto
dell’universo e se stesso rideva