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Siam costruttori…di strutture vuote
progettisti abilissimi
d’inutili torri
siam bravi a far castelli,
maestri a stringer patti
ad inventar sistemi…
a fare filosofie ed a tirar morali
Sì…siam bravi in questo
oltre ogni misura
nei lunghi anni
che son la nostra storia
abbiamo costruito e abbiam disfatto
dell’uno e l’altro in splendida abbondanza
eppure siamo sempre uguali a noi…per sempre
non siam cresciuti,
non siam cambiati affatto
nemmeno abbiamo appreso
cosa davvero fosse amore
e a cosa serva
OH! Belle le idee…magnifici concetti
parole strutturate in bella forma
e poco altro
abbiamo sempre alla fine
perdonato a noi stessi il nostro vizio
inseguita virtù solo degli altri
scritto libri e teorie…
che non abbiam riletto
costruiti i monasteri e fatto santi
ma prima o poi lo specchio
ci ha fermati
mostrandoci in riflesso
quel che siamo
Maestri del nulla
operatori d’incoscienza
la nostra traccia ci insegue come bava
e lascia il segno
e corrode al suo passaggio
dannosi come sempre…senza speranza
gli stessi di Babele…sempre arroganti
Di Giandiego Marigo
Mi corre il dovere di dire quello che penso, proprio,oggi, 25 Aprile 2013.
Una riflessione per molti versi amara, per me, che pure con il mio impegno attuale in M5S, du cui sono fermamente convinto, sarebbe ipocrita nascondere che vengo dalla sinistra storica.
Oggi ho, abbastanza ovviamente, partecipato alle iniziative di commemorazione (vivo in un paese della bassa lodigiana) della Liberazione.
Non sono un revisionista, riconosco e pratico la centralità storica della Resistenza, conosco e riconosco il suo contributo…eppure debbo ammettere un bagaglio di retorica enorme in queste celebrazioni.
C’erano tutti, in modo, anche qui, abbastanza ovvio, o meglio c’erano quasi tutti, non ho visto quest’anno il PDL che evidentemente si è ritenuto esentato per aver perduto il sindaco, quindi, evidentemente ha potuto tranquillamente esprimere tutto la propria sottovalutazione per la celebrazione.
Gli altri, però, c’erano tutti, notabili, presidenti di associazione, ANPI, Combattenti, AVIS, protezione civile….il presidente di questo ed il presidente di quello…vestiti della festa , con tanto di banda , tricolore e carabinieri. Retorico, scontato, celebrativo….un poco vuoto.
E mi sono ritrovato a pensare che in un’occasione come queste si esprime appieno il meccanismo del marasma, quella che chiamano democrazia
.In questo periodo lavorando con M5S ho potuto sperimentare personalmente tutta l’insofferenza ed il fastidio che si prova nei confronti di un sistema che non vuole cambiare, e per reciprocità il palese fastidio addirittura l’odio di chi si trova a “giocare il ruolo istituzionale e partecipare alle danze, ai minuetti, alle rappresentazioni teatrali di questo apparato sistemico.
Apparato…sistema che trova mille regioni, mille pretesti, inventa addirittura filosofie per permanere nelle proprie abitudini, nei propri vizi.
Durante questo percorso, spesso è avvenuto che dopo aver manifestato questo disagio di fronte a questa resistenza mi sia stato risposto; “Questa è la democrazia…belli!”
Quello che dicono è sostanzialmente vero, a livello locale soprattutto si formano gli embrioni, i prodromi di quello che sarà la struttura della politica, del confronto…nel piccolo il grande e viceversa, eppure la dimensione locale ha un risvolto umano innegabile.
Quindi questo minuetto è la democrazia…e non so se porlo come affermazione o come domanda.
Questa è la zona grigia, il posto dove l’inciucio si chiama compromesso, dove la pratica che lo sottende viene definita confronto, dove il marasma che formalizza ogni occasione riducendola a format vendibile e riproducibile viene definita appunto democrazia…ed allora un sospetto mi assale, che poi però diviene certezza, sino a diventare la ragione per cui.
È in occasioni come qiusta in cui ci sono tutti, in cui il conservatore e lo pseudo-rivoluzionario si abbeverano alla medesima cultura che io comprendo che si tratta di premesse, che non stiamo affatto scherzando, che le premesse contano e che sono il fondamento di ogni cosa. E che la diversità vera, l’originalità, il pensiero indipendente …si pagano oggi, con moneta sonante ed isolamento dal gruppo. Perchè il Minuetto è esso stesso forma di potere e gabbia, l’uniformità e la conformità sono forme di “timbratura”, di “iniziazione”, di formazione del diritto all’appartenenza ad una comunità
Rivado con la mente a quel che è successo e sta succedendo a Roma, in parlamento e ripenso a quanto esso sia lontano da un confronto democratico, reale, ed a quanto sia funzionale , organico alla Cultura ed al mantenimento del Potere e dello Status Quo…e allora mi sembra di vederli…i fili, che collegano il piccolo al grande, la ripetizione, delle premesse giù, giù, sino in basso.
Che fanno di queste celebrazioni occasioni di “esposizione” di quella che loro definiscono ottimisticamente democrazia, ma che in realtà è l’origine del problema ed al medesimo tempo il luogo in cui il problema si manifesta.
Luogo o non luogo in cui vagano prigionieri sia gli osservanti che i critici, allo stesso modo legati ad una “formalità strutturale” che in qualche modo li supera e li condiziona.
Questa stessa struttura che poi è madre della burocrazia, delle alchimie, della corruzione, delle pastoie…tutto mischiato in un calderone che continuiamo a definire, appunto, “democrazia”.
Non voglio fare retorica ma mi piacerebbe che , proprio oggi i padri della patria, quelli che sono morti potessero dire se era per questa cosa…per la quale si sono sacrificati.
Forse ci chiederebbero conto, si informerebbero su che metodo di “convivenza” sia questo, su come si chiami, su quale sia la sua definizione da sapienti, come la chiamerebbero i filosofi…e forse non potrebbero credere che noi una cosa così la si chiami con lo stesso nome che per loro era ragione di vita…e di morte.
Forse sarebbe il caso che ci domandassimo, partendo da noi stessi, se questa sia davvero Democrazia e se la si possa ancora spacciare come tale.
Oppure se il minuetto, la burocrazia, il balletto, il sistema, la valigetta 24 ore del benpensante…quei mostri che sono la cultura condivisa, l’uniformazione…il pensiero unico non abbiano ormai preso, in modo preoccupantemente definitivo, il sopravvento.
nella lingua che conosce
con le parole che sa…
Verso l’immagine di Dio
che più gli aggrada
Non una sola sola voce
né una sola immagine
ed ancor meno, poi, una sola storia.
Né parole che siano sufficienti.
Non è il Dio degli Eserciti
cui io mi rivolgo.
Non descrizione d’uomo
può contenerlo
né abito d’oro o oggetto
può simboleggiarlo.
Che ognuno imprechi
nella lingua che conosce
andrà bene per Lui
ed anche per noi
che non sappiamo nulla
che supponiamo.
Noi che facciamo di Lui
speculazione
Perchè non appartiene a noi
questo concetto,
molta la strada ancora
che abbiamo a camminare.
Scivola via
si perde in fesserie
ed in false immagini
ma ci comprende tutti…
come sempre
preghiamo per noi, quindi
e bestemmiam noi stessi..
arrovelati
confusi…
senza speranza
senza nessuno che ascolti
che non siano le nostre orecchie
il nostro cuore, la nostra anima
che è poi tutto quello che ci serve,
quello che c’è
cambian significato
spesso son sdrucciolevoli
altre volte mutano
nel tempo
perdono il senso.
Io son, però, lo stesso
ma il mio passo è cambiato
un giorno leggero
ed ora io cammino con fatica
ed anche gli occhi ormai
sono assuefatti alla luce strana
di questo eterno tramonto.
Quel che un tempo significava
oggi può voler dir l’opposto
oppure nulla
non hai certezze
non potrai aver rifugio
soltanto l’arroganza
di chi ha sempre ragione…
quella non cambia mai.
Essere altro
da questo sistema,
altro da me, dai miei vizi
altro da voi…
dalle vostre abitudini dannose
altro che non uno dei molti …
com’è difficile.
Una bandierina a testa…
ed un fischietto
una fede confezionata
ed una ragione per morire
ce n’è per tutti
non la si nega ad alcuno
Ed il pensiero
fatica la sua corsa
che il peso è molto
ed anche la fatica
di mantenerlo vivo
senza catene…
libera scelta
libera convinzione…
in questo intorno
che non è libero
affatto
Un modo nuovo di vedere le cose
Nasce fra la gente comune
Quelli di tutti i giorni
un po’ banali
Per la strada, vive si nutre e impara
Di strada e di discorsi normali
di frasi facili è la sua natura
Cresce
inavvertito…che non pare
Non lo riconosci nemmeno
proprio non te ne accorgi
Poi dalla strada sale
come un profumo
Forse una sensazione
non è realtà…
È come un’impressione
S’alza e s’aggira
guarda l’intorno, curioso
Sinché, un astuto parruccone
Uscito in strada, forse per la noia
Ne coglie il volo
Lui lo irretisce, ne fa una cosa sua
Poi lo trasforma
Lo riempie di arzigogoli e parole
Lo fa sembrar difficile
E dichiara
“Ecco signori, questa è filosofia
qui la risposta dei moderni tempi
un modo nuovo di veder le cose”
Sono Giandiego.
Sono stato candidato (non eletto) alle regionali lombarde per M5S, sono nel MoVimento e credo molto nelle sue possibilità, ma sono altresì convinto che una riflessione sia necessaria.
Non vi tedierò con tematiche di scarsa rilevanza, non ho alcun interesse nell’appoggio o meno a Bersani ed al PD, trovo anzi questa discussione limitante, sciocca, e di bassissimo profilo. Oltre ad un conglomerato di frasi fatte e luoghi comuni.
Quello di cui voglio parlare e parlarvi è la qualità del cambiamento. Che per altro è anche quello che la gente reale, i nuovi poveri, i piccoli impreditori allo sbaraglio, che vedono vanificarsi anni ed anni di duri sacrifici, disperati perché comprendono che se non cambia qualche cosa nulla accadrà veramente per loro, sino ai nuovi soggetti, quei giovani di cui tutti parlano a iosa ma che nessuno sembra voler ascoltare veramente, si aspettano che qualcuno, noi od altri, prima o dopo portino avanti Leggi il seguito di questo post »