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Se voi foste sinceri
in quel che dite
si sentirebbe tutto intorno
lo sapete?
Se aveste il coraggio d’essere
quello che predicate
il mondo…il nostro mondo
sarebbe già cambiato.
Senza che poi il lamento
ne rimarcasse ogni ora
l’esigenza.
Se quel che chiediamo agli altri
noi lo donassimo
se non chiedessimo
nulla
in cambio dell’amore.
Se noi
Se tutti noi
sapessimo riconoscerlo
quando ci passa accanto
senza richiedergli
permesso e passaporto.
Se cogliessimo il senso
ch’è del sole,
D’un giorno nuovo che nasce
Dell’acqua che fluisce
del canto degli uccelli
delle stelle nel cielo
se fossimo, finalmente, nelle cose
e non padroni, presunti
d’ogni cosa.
Il Cambiamento non avrebbe nome
non dovrebbe mai essere chiamato
perchè sarebbe qui
figlio del tempo
padrone d’ogni giorno
È lo scorrere
È l’andare del tempo che passa
È la vita e la morte
È l’amore del sempre e del mai
Nella gioia e nel dolore
È il senso del vuoto e del pieno
mancanza, possesso, distacco
È il venire degli anni.
È la mente.
É maya, la nebbia
come l’acqua che passa e che muore
come il seme…come il sole e la luna
quell’addio sussurato e la lacrima
l’aperta campagna ed un albero
son le anime grandi
che non sempre hanno il corpo dell’uomo
È la grande lezione della mia impermanenza
l’attenzione che aspetta sopita
che venga il momento del grande rinnovo
mancanza, ma niente paura
ogni giorno stupito io m’accorgo
davvero che nulla mi occorre
che nulla mi manca
che ho avuto soltanto fortuna
che non sono restato mai solo
eppure son gli anni in cui sembra
che tutto e che tutti
sian lì per mancare…
saluto l’amica, saluto il compagno di viaggio
saluto quel pezzo di strada
A volte memoria scivola
con il ricordo gioca e col sorriso
si come le nuvole col sole.
Il gioco della mente può esser crudo
ed obbligarti in strade in sola ombra
Cercando la presenza oltre qualsiasi immagine
perchè la sola idea ed il senso
d’un profumo amicale possa riconfortarti
Anche solo il ricordo d’una voce
può bastare, all’anima d’un uomo per placarsi.
Siam come lupi che ululano alla luna
questo nostro dolore innominabile
bevendone la luce come premio
narrandole in canzoni senza strofe
di questa nostra vita.
Noi di passaggio noi vagabondi ed orfani
di quella stessa luce cercatori
La soluzione sta scritta nella ruga d’un sorriso
dietro la coda dell’occhio
nell’immagine che vedi nello specchio
è là, dietro alla linea dell’orizzonte
facile, accessibile eppure aliena
semplice, come il cambiare il mondo
La soluzione, amico, compagno mio, fratello
sta in un punto di vista, nel come guardi
sta nelle tue premesse, in quel che non potresti…
in quel che ti giustifichi nel fare
La soluzione è sempre nell’amore
tutto in quel termine abusato…
vuota parola, nenia senza senso
che crea tanto fastidio in chi l’ascolti
Sta, sempre lì, in quello che non fai
che tu non vedi, che è troppo evidente
che è sempre là, davanti a te
disteso
Talmente semplice che proprio non puoi farlo
La soluzione se io te la racconto, tu mi sorridi
e poi mi liquidi, col gesto tuo, molle d’una mano
dicendomi…utopia
sogno di un pazzo, ingenuità, follia
Sia pronta Antigone
s’allerti la Colomba
perchè la caccia è aperta
e più non servirà d’aver ragioni
allo sparare, al sangue, all’ammazzare
ci son stagioni che chiedono motivi
altre per spiegazioni e per racconti
ci son momenti che han significato
ed ogni passo dev’essere spiegato
altri momenti che son della follia
dell’odio e del rancore
che più non han motivi e non ne chiedono
sono gli stessi uomini?
Stella e croce nel cielo
sopra Gerusalemme e Babilonia
eppure Dio non c’è
lui se n’è andato
e siamo noi che lo abbiam cacciato
Lui ha girato il volto alla miseria
alla follia omicida.
Come al solito la storia si riscrive
per dar ragione e forza all’imbecille
perchè l’imperatore venga assolto
cenere sul capo, veste da pellegrino
tutto risolto, perdonato ogni peccato
domani scriveremo con la pietra
racconti graffiati nella roccia
e non ricorderemo…non sapremo
e prenderemo un impegno a ricordare
se ci sarà un domani
noi ci ritroveremo a raccontare
immemori assassini, mentecatti
nel sangue noi intingiamo la nostra penna d’oca
moralisti da strapazzo
gente da niente
formalisti inutili…senza coscienza
ed anche sta domenica andremo a Santa Messa
e pregheremo il nostro dio
per la vittoria
d’ogni demenza il senso s’è perduto
Ci sono molte persone
che ne han proprio bisogno
s’inventano ogni giorno d’esser normali
ad ogni alba sanno alzare un muro
ad ogni sera erigere un contrafforte
sono persone che stanno in gruppi chiusi
riempion le piazze di giacche e di cravatte
escono alla Domenica ora di messa
costruttori di scalini, società di muratori
per loro la barriera è fatta arte
per loro il clan…il gruppo è una cultura
per loro l’orda…non è affatto vergogna
Normale e Bianco per lor fa razza e pregio
sempre cercando la bandiera e la fila
Ed hanno regole per controllar l’immagine
decidendo da soli come farne descrizione
si inventan parametri, fanno misurazioni
modulandone i diritti
stabilendone doveri
sono gli stessi dei campi di cotone
sono gli stessi dei campi di sterminio
loro di razza hanno persino i cani
Misuran l’anima partendo dall’aspetto
e l’uguaglianza in base ad un colore
san costruire prigioni e manicomi
son quelli della rupe
son gli spartani
Loro, la spada, loro con la croce
loro con i confini
Loro…i normali
Cuccioli d’uomo orribili
ripetono inesorabili
la traccia della vergogna
perpetuando il passo, riproducendo
il limite d’una miseria antica.
Nulla di originale!
Nulla davvero nuovo!
La fantasia che resta
sempre il peggior peccato
di carta patinata
di flussi d’ elettroni
che si compone il verbo
che sembrano adorare.
Eppure è sempre rogo
è sempre l’eresia.
Ancora e sempre a guardia
si erge il perbenista
chiude la porta al sogno.
Figli di una mancanza
nipoti d’una rinuncia
come gli anni che passano
individuano una sequenza…
un’infinita serie.
Mancanza di coraggio
vuoto d’immaginario:
Il mondo? Sempre il medesimo
scandito dal potere…
gli concediamo il sogno
gli diamo il raccontare
come possiam pretendere
d’aver diversi i figli?
L’Anima mi impedisce il rimandare
Nel dirvi tutto quel che c’è da dire
Ed il narrarlo è di per sé fortuna e grazia
forse follia
L’ultimo baluardo, s’è frantumato e s’è caduto
andato…
Via! Come l’acqua scorre
Diamoci dunque un sì
Basta la negazione, diamoci un’occasione
Ci ho perso il sonno io, dietro a quest’intuizione
Gli anni passati contro, nel negare
nell’impedire all’anima il fluire…eppure sapevamo
L’ abbiam scoperto noi questo pensiero
Ma lo impedimmo uguale
Ed ancor oggi
noi ci vietiamo coi nostri no, l’andare
Basta negare
Non ne possiamo più, noi abbiam già dato
da oggi noi impariamo ad assentire
Ed è importante, anche per darci grazia
che il nostro cuore soffre del negare
Non faccio altro che vivere la vita
Un giorno dopo l’altro, nell’attesa
Lascio che il tempo si appropri del mio passo
Però non ho imparato a non pensarmi io
D’essere parte, uno fra i molti, scheggia divina
Fotone nella luce, tono d’arcobaleno
A non sperar, per me, ch’io debba impormi
Ché non v’è gara e che non c’è traguardo
Ch’è un’illusione questa competizione
Assurda gara, non vince mai nessuno
Inizio e fine son già assegnati e certi
Non vi è premio e nemmeno derisione
non è un combattimento questa vita
Anche se tal ci appare
A quell’appuntamento noi arriveremo nudi
L’unico abito quello con cui nascemmo
Non è una frase fatta, ma è coscienza
E’ regola del gioco, verità
Tutto quest’affannarsi per avere
E il non guardare a come lo facciamo
Questo l’errore nostro, la condanna
Noi che siam supponenza
Noi arroganza
Parlar di cose alte, intuendone il mistero
toccar le ali agli angeli, per catturarne il volo
Comprendere le parole nascoste dentro ai libri
Senza accampar superbie e farne delle torri
l’ascolto delle cose…
dei silenzi e dei rumori
comprensione e coscienza ed il senso dell’amore
Per ascoltar quel canto occorre l’umiltà
Per consentire al cosmico d’entrarti dentro al cuore
lasciando voce e spazio a ciò che è superiore
ammettendo d’essere solo un po’ più di niente
ma anche quel miracolo che non ha precedente
Contraddizione!
Il ritmo ed anche quel lucore
aprendo a quel silenzio la strada del tuo cuore
scoprendo nel profondo la forza di sentire
quel che non si pronuncia…ciò che non si sa dire
eppure sta nell’anima come se fosse scritto
leggendone, fra le righe di quegli antichi libri
quello che n’è rimasto
quel che non han cambiato
di quel che nostra spocchia, non rese poi un peccato
Perché l’arte dell’uomo è quella del mentire
Più che agli altri a sé stesso, perché non sa sentire