di Marigo Giandiego

 Ci ho messo un poco per fare questo post. Ci ho pensato a lungo…il rischio era di fare leva sul  pietismo, parlandovi di me. Fare il piagnisteo è davvero l’ultimo dei miei desideri.

 Ancora una volta vi voglio dire, tranquillizzandovi, che non vi sto chiedendo niente. State  tranquilli alla fine di questo post non dovrete nemmeno fare un sms da un euro.

 Non vi chiedo nemmeno un’adesione, solo vorrei parlare e descrivere questa “sensazione”,  questo “dolore”, pechè lo scrivere per me sta diventando come il respirare, un’attività  normale, vitale, quasi automatica, anche se nessuno sembra volermene riconoscere la  capacità ( per un  poco di tempo ho accarezzato l’idea di farne il mio lavoro, di sentirmi poeta e scrittore ma pare che non sia possibile, se non hai fatto un passaggio televisivo o non sei figlio di…). Quindi non temete e soprattutto non moralizzatemi addosso, non cercate, maliziosamente, retroscena, non ci guadagno nulla. Non mi viene in tasca niente da tutto questo.

Ho paura, volevo dirlo!

Non l’ho avuta nemmeno quando il mio mondo e crollato e mi si è infranto addosso, togliendomi tutto…casa, lavoro, ogni garanzia…sino alla mia credibilità, distruggendomi la vita.

Non l’ho avuta le migliaia di volte che ho sfidato lo stato…il potere, il sistema.

Non l’ho avuta nemmeno il giorno in cui l’infarto mi ha portato sull’orlo della morte.

Oggi ho paura!

Paura del domani che non vedo più, che non dipende più da me e dalle mie forze, nemmeno nell’apparenza dell’illusione quotidiana. Mi è stato tolto il futuro. Tutto il mio agitarmi, il mio agire, il mio scrivere. Il mio stesso pensare, oggi e sempre di più domani diviene marginale…ininfluente, inutile. Molte parole di conforto, retoriche e vuote, potrebbero essere sprecate. Molti potrebbero dirmi “non mollare” oppure che so “resisti”…non tocca più a me, la società mi ha buttato ai margini…senza speranza di rientrare…ed ora mi racconta che è colpa mia se sono lì, che sono inutile…che sono un peso. Che tutto il mio percorso, una vita intera, altro non è stato che un fastidio…un’inutile avvicendarsi di giornate.

Altri come me,sempre di più, sempre più marginali, sempre più soli. Sempre più abbandonati a sé stessi, perchè i soldi non bastano, perchè lo stato non è assistenziale…perchè la cultura di sfondo sta cambiando, la democrazia morendo, la spiritualità e la compassione sono ridotte ad un nulla fastidioso ed inutile.

Perchè questo mondo è del più forte, del più furbo, del più bello, del più ricco e se tu non sei nulla di tutto questo, se non competi, se non puoi concorrere…bhè allora diciamolo “che cosa vivi a fare?”.

Tutto questo è passato, ormai è dentro nella mentalità della gente, li compenetra, è diventato comportamento, normalità…costume, per questo ho paura, perchè alcune forme di “crudeltà mentale” ormai sono “normali”…ed è strano il non averle piuttosto che il contrario, il compassionevole non è competitivo, non concorre alla crescita costante…non stimola l’altro al consumo ed alla libera concorrenza.  Ho paura dicevo di quello che questa società sta diventando, persino nelle sue parti migliori.

Ho paura del pensiero unico, della cultura dominante…ho paura perchè sono ai limiti e basterebbe un nulla, una minima contrazione per gettarmi nel vuoto…direttamente fra le braccia della nera disperazione che distrugge ogni coscienza ed ho paura perchè sono lucido, presente e questo scivolare fuori io lo vedo…giorno dopo giorno. Tanto peggiore, disperante ed assurdo se , ancora senti, forse per un rimasuglio inspiegabile di supponenza, di valere qualche cosa. Se sai che il tuo scrivere ha un senso assoluto.

Però anche questo è secondario, perchè in qualche modo questi “margini” li avevi accettati, t’eri fatto una “ragione” d’essere altro che non un “competitore” in questa inutile ed assurda gara verso il baratro.  Però oggi ti urlano che sei un peso, un’inutile orpello,un lusso che pesa sul futuro dei tuoi stessi figli. Ti negano il diritto minimo dell’esistenza, non c’è posto per l’inutile in una società in crisi

Ed ogni giorno che passa l’impotenza ti rode ogni fiducia, ogni prospettiva…il silenzio e l’ignavia ti circondano…ed anche se stai un piedi, anche se non hai mai abbassato lo sguardo in tutti questi anni …la senti che ti corteggia, è lei, è la follia e non è mai sola è sempre preceduta ed accompagnata da sua sorella, sua madre, sua figlia…La Paura.

É il chiudersi d’ogni prospettiva è l’assenza del domani è quel lumicino, quella speranza di luce che intuisci in fondo al tuo tunnel che si spegne. Che viene spenta da altri, mentre implicitamente ti giudicano e ti bocciano…quella stessa paura che ne ammazza tanti, che ogni giorno ne ammazzerà sempre di più perchè è l’unica cosa che ti abbiano lasciato…l’unica uscita.

Non so nemmeno perchè io vi abbia scritto tutto questo, perdonatemi, d’avervi arrecato fastidio. D’aver turbato il tranquillo scorrere delle vostre giornate. D’aver incrinato il fluire copioso della vostra  “incontenibile indignazione” con il racconto, inutile e penoso, della mia fragilità. Però ho paura…e non l’ho mai avuta, non così, persistente, quotidiana...terribile e volevo raccontarvelo, perchè non credo di essere l’unico ad averla.

Ricordate la paura fa fare strane cose ed è parente strettisima della follia. Non era questa lo società futura che avevo immaginato, non questo amalgama compatto d’egoismo e chiusura fatto d’apartheid e di circoli elitari, no! Non era questo che n’immaginavo, non una società che “eliminasse i deboli”